Comunità ucraina di Milano

Scheda redatta da Donatella Ferrario

Esistente dal 1990

Religione
cristiano ortodossa

Gialla e azzurra la sua bandiera: giallo dei campi di grano, azzurro del cielo. Dal 1918 i suoi colori, risalenti ai Rus’ scandinavi, le originarie popolazioni slave, simboleggiano prosperità e pace.

Terra di migrazioni recenti, l’Ucraina occupa un’ampia area tra Bielorussia a nord, Russia a est e nord-est, Mar Nero e Mar d’Azov a sud, Polonia a nord-ovest, Slovacchia e Ungheria a ovest, Romania e Moldavia a sud- ovest. È il secondo Stato per estensione dopo la Russia europea. Una terra bagnata da molti fiumi, per lo più pianeggiante o di dolci declivi, fatta eccezione per i Carpazi e i monti di Crimea. Un territorio di steppe e pianure di grano, un suolo fertile, adatto all’agricoltura e all’allevamento. Lino, canapa, segale e grano saraceno, orzo e tuberi al nord, mentre al centro le “terre nere” favoriscono la crescita del frumento, ma anche del tabacco e degli alberi da frutta. Al sud predomina la barbabietola, nella valle del Dnepr la vite.

La popolazione è in gran parte composta da ucraini (77,5%), soprattutto nelle zone occidentali, mentre i russi (17,2%), che in Crimea costituiscono i due terzi della popolazione, si stanziano nelle grandi città orientali e meridionali. La lingua ufficiale dal 1991 è l’ucraino, molte sono le zone bilingue (ucraino e russo). Dal punto di vista religioso gli ucraini per lo più si dichiarano non religiosi (62,5%) e la religione predominante è la cristiano-ortodossa, con minoranze cattoliche, ebraiche e protestanti.

La sua posizione geografica ne ha segnato le sorti: tra ovest ed est, l’Ucraina è sempre stata al centro di contese e conflitti, che costarono la vita a milioni di individui. I geografi dell’Impero austro-ungarico nel 1887 individuarono il centro geografico d’Europa nel villaggio di Dilove (vicino a Rachiv).

Una terra martoriata che, ancora oggi, sta vivendo la guerra nei suoi confini. L’indipendenza arriva durante la Prima guerra mondiale: con i due imperi, russo e asburgico, sconvolti il primo dalla rivoluzione, il secondo dalla sconfitta in guerra.

Dal 1922 fu annessa all’Unione Sovietica fino agli inizi degli anni Novanta. In quel periodo subì l’occupazione nazista, stermini di massa e l’Holodomor, la “carestia organizzata” dalla politica di Stalin tra il 1932 e il 1933. Lo storico ucraino Stanislav Kulchitsky, che fu tra i primi a parlare di genocidio, stimò la morte per fame ed epurazioni di 3-3,5 milioni di persone. Sei milioni di persone, durante la Seconda Guerra Mondiale, morirono nelle battaglie tra l'Armata Rossa e l'esercito tedesco.

Il 26 aprile 1986 esplose il reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl: la tragedia aumentò il malcontento e i movimenti di opposizione al regime sovietico, che portarono al distacco dall’URSS. L’Ucraina rinacque il 24 agosto 1991, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Ma la pace è ancora lontana per l’Ucraina che guarda a Occidente: questi ultimi anni sono quelli della Rivoluzione Arancione e delle proteste di piazza, conosciute con il nome di Euromaidan. Le manifestazioni in piazza Maidan a Kiev (Maidan è il nome della piazza di Kiev, letteralmente “Campo dell’Indipendenza”) furono le proteste pubbliche più estese dai tempi dell’indipendenza dell’Ucraina. La Russia intervenne in Crimea appoggiando le repubbliche ucraine russofone dell’est. Nonostante il mancato riconoscimento della comunità internazionale e l’emanazione di sanzioni da parte di Stati Uniti e Unione europea, il 18 marzo 2014 Putin ha firmato il trattato di adesione della Crimea alla Federazione russa. Il 27 giugno 2014 il presidente ucraino Petro Porochenko a Bruxelles ha firmato l'Accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Ue.

Sfilata della comunità ucraina (foto di Donatella Ferrario)

 

Sono ancora pochi gli ucraini di seconda generazione in Italia: la migrazione, in prevalenza femminile, è recente, compresa nella fascia di età dai 35 ai 49 anni e dai 50 e i 64. Nel 1990 si sono registrati i primi arrivi ucraini in Italia: in seguito alla caduta del Muro e al conseguente cambiamento politico. La maggioranza proviene dall’Ucraina dell’ovest, vicina alla Polonia e all’Ungheria, più lontana dall’ingerenza di Mosca. La scelta del Paese di emigrazione avveniva in base alle possibilità occupazionali: alla fine degli anni Novanta c’era in Italia, soprattutto nel nord, dove risiedono la maggioranza degli ucraini, una forte richiesta di personale per lavori di assistenza familiare.

A Milano gli immigrati hanno potuto contare su corsi di lingua organizzati dal Comune, dalla Caritas e da diverse altre associazioni.

E, poco per volta, gli ucraini milanesi si aprono all’associazionismo. Mentre i primi anni sono stati di assestamento, e la comunità tendeva a chiudersi, ora si assiste a un preciso desiderio di ritrovarsi insieme per sentire il suono della propria lingua, parlare di lavoro e di leggi, ma anche per la forte volontà di farsi conoscere, di coinvolgere i milanesi negli eventi in cui l’Ucraina presenta le sue tradizioni culturali, storiche, culinarie. Tra i gruppi, inizialmente nati come espressione di sostegno all’estero di Euromaidan e per la raccolta di fondi, c’è Rinascita dell’Ucraina, Rinascimento dell’Ucraina, l’Associazione Nazionale Italia - Ucraina Maidan di Fabio Prevedello.

A Milano la comunità cristiano-ortodossa ucraina si ritrova nella chiesa del Sacro Volto di via Sebenico, che ospita, nella cappella di san Giuseppe, la statua di san Giosafat Kuncewycz, patrono dell’Ucraina.

Ricordo di Giorgio Scerbanenco (foto di Donatella Ferrario)

 

Persone collegate

Giorgio Scerbanenco
28 luglio 1911 - 27 ottobre 1969

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