Comunità egiziana di Milano

Scheda redatta da Fabrizio Pesoli

Esistente dal 1963

Religione
Islam, chiesa cristiana copta

L’arrivo dei primi egiziani in Italia risale all’inizio degli anni ’60. La loro presenza è concentrata oggi nel Centro-Nord, soprattutto in Lombardia. In prevalenza musulmani (sunniti, con minoranze sufi e sciite), contano un 10% circa di fede cristiana copta. Nel capoluogo lombardo sono protagonisti di una notevole vivacità imprenditoriale, soprattutto nel campo delle costruzioni, del commercio e della ristorazione.

Le fasi dell’immigrazione

Per individuare le origini dell’immigrazione egiziana a Milano dobbiamo tornare ai primi anni ’60, quando da Alessandria e dal Cairo giungono nel nostro Paese molti “italiani d’Egitto”, insieme a numerosi ebrei e cristiani copti. Tutti soggetti divenuti invisi al regime di Gamal Abdel Nasser dopo la crisi di Suez del 1956, e come tali esposti a discriminazioni. Parallelamente, nel corso del decennio 1960-1970 si verifica un afflusso modesto ma continuo di studenti egiziani. Nel 1972 Roma e Il Cairo stipulano un accordo bilaterale che include, tra l’altro, la possibilità di ottenere un visto turistico da tre a sei mesi: sarà uno strumento sfruttato da molti cittadini egiziani impossibilitati a raggiungere quei Paesi (Francia, Svizzera, Germania), che hanno appena rivisto in senso restrittivo le proprie norme sull’immigrazione. Un nuovo incremento degli ingressi in Italia si ha dopo il 1973, quando a seguito della Guerra del Kippur l’Egitto introduce una ferma militare prolungata che spinge parecchi giovani ad emigrare. Ma il 1973 è anche l’anno in cui il presidente egiziano Anwar El Sadat vara l’infitah, la politica di apertura verso l’Occidente. All’abbandono del dirigismo economico in favore dell’economia di mercato corrisponde uno spostamento dell’asse dei rapporti internazionali: dall’Unione Sovietica, ex partner privilegiato, verso gli Stati Uniti. Ne consegue un mutamento dei flussi migratori: dalla precedente emigrazione inter-araba (personale qualificato che si spostava verso la Libia, il Medioriente e i Paesi del Golfo), si passa ad un esodo di lavoratori senza particolari qualifiche (operai, piccoli commercianti, ecc.), verso i Paesi europei. Inizia così una tendenza destinata a crescere considerevolmente negli anni seguenti: a Milano nel 1979 si contano 706 egiziani, nel 1987 sono già 3.167, poi 9.439 nel 1997, 22.934 nel 2007, 38.265 nel 2017 (fonte: Comune di Milano). Il flusso non subisce sostanziali variazioni nel corso del tempo, neanche dopo l’esplosione della cosiddetta “primavera araba”, e mantiene due caratteristiche fondamentali: la destinazione scelta in modo maggioritario è sempre il territorio lombardo, in particolare milanese; ad arrivare sono più uomini che donne, in un rapporto di circa 5 a 2. Quanto alla provenienza, stando alle rilevazioni del Comune di Milano le principali aree vanno individuate nel delta del Nilo e nella regione metropolitana del Cairo.

Egiziani a Milano: una presenza “discreta”

A proposito del modo in cui gli egiziani si inseriscono nel tessuto sociale italiano, gli studiosi dei fenomeni migratori hanno usato il concetto di “presenza discreta”. La tendenza prevalente, infatti, è quella ad integrarsi con gli autoctoni riducendo al minimo la propria “visibilità”, sia nella scelta dell’insediamento abitativo, sia nella gestione delle attività lavorative e della comunicazione. Le attività commerciali, per esempio, mancano di solito di una precisa connotazione etnica, diversamente da quelle di cinesi o eritrei. Nel campo della ristorazione, infatti, è tipica la scelta di aprire una pizzeria invece che un locale di specialità tipiche, tanto che a Milano un pizzaiolo su quattro è egiziano. In particolare, nel 2017 le imprese individuali con titolare egiziano erano 5.396, di cui il 55,4% nelle costruzioni, il 15,9% nei servizi, il 14,2% nel commercio, il 7,9% nell’alloggio e ristorazione (fonte: Camera di Commercio di Milano). Quanto alla distribuzione demografica nei vari quartieri cittadini, essa appare alquanto omogenea. Il quadro rispecchia un’attitudine alla permanenza a lungo termine, che punta sui ricongiungimenti famigliari e sull’investimento dei risparmi in loco e non nel Paese d’origine.

Italiani (e milanesi) d’Egitto

Per tutto il corso dell’Ottocento e per buona parte del Novecento, in Egitto è esistita una cospicua colonia italiana (circa 18mila persone), dislocata al Cairo e ad Alessandria. Ricordiamo qui alcuni personaggi illustri, molti dei quali milanesi d’adozione, le cui vite si sono intrecciate tra l’Italia e la terra del Nilo. Sono nati ad Alessandria d’Egitto: il fondatore del futurismo Filippo Tommaso Marinetti (1876 – Bellagio, 1944); il poeta Giuseppe Ungaretti (1888 – Milano, 1970); il pittore Luigi Filocamo (1906 – Novi Ligure, 1988); il regista cinematografico Riccardo Freda (1909 – Roma, 1999); il giornalista e fondatore dell’Ansa Renato Mieli (1912 – Milano, 1991); il musicista e leader del gruppo jazz-rock Area, Demetrio Stratos (1945 – New York, 1979); lo studioso e storico dell’arte Arturo Schwarz (1924). Hanno vissuto ad Alessandria: il filantropo Prospero Moisè Loria (Mantova, 1814 – Milano, 1892); il banchiere Giuseppe Levi (Venezia, 1830 – Milano, 1909); la scrittrice anarchica Leda Rafanelli (Pistoia, 1880 – Genova, 1971); lo scrittore Enrico Pea (Seravezza, 1881 – Forte dei Marmi, 1958); la scrittrice Fausta Cialente (Cagliari, 1898 – Pangbourne, UK, 1994). Sono nati al Cairo: il banchiere e politico Giordano Dell’Amore (1902 – Milano, 1981); il regista cinematografico Goffredo Alessandrini (1904 – Roma, 1978); il teologo Giulio Girardi (1926 – Rocca di Papa, 2012); la cantante Dalida, all’anagrafe Iolanda Gigliotti (1933 – Parigi, 1987).