Ritratto fotografico di Alessandro Schiavi
Tipo documento
Immagini
Ente conservatore
Archivio dell'Ospedale Maggiore, Milano
Da una foto… passando per una lettera... attraverso un quadro… per giungere al personaggio.
Un elegante gentiluomo dalla barba bianca e in un abito col panciotto, è seduto a una scrivania che ha il piano ingombro di carte, in atteggiamento pensoso con un braccio che sorregge la testa. Sulla parete di fondo, su una tappezzeria Art Noveau, spiccano le tre immagini del “Trono Ludovisi”, lo splendido (e discusso) bassorilievo marmoreo ritrovato a Roma nel 1887. Il personaggio fotografato è l’ avvocato Alessandro Schiavi. Di questa istantanea, che risale probabilmente agli anni Venti, esistono altre copie. Si può ragionevolmente pensare che Schiavi, che fra le sue molteplici attività, fu a lungo impegnato anche in politica, abbia studiato uno scatto “in posa” e fatto poi stampare diverse immagini, da distribuire, come una sorta di “volantino elettorale”, ai suoi sostenitori.
Questa foto, recentemente acquisita dall’Ospedale Policlinico e che si aggiunge alla già ricca fototeca, nel 1947 viene inviata dall’archivista dell’Ospedale Maggiore Giacomo Bescapè a Gianfranco Campestrini. La Commissione Artistica della Ca’ Granda lo ha infatti scelto per l’esecuzione del ritratto. Questo “beneficio” spetta, secondo una tradizione iniziata nel 1602 e che prosegue fino ad oggi, a tutti i benefattori, che con lasciti e donazioni hanno dato il loro importante sostegno economico all’istituzione, ed è stata poi esteso ad alcuni tra i clinici più illustri e ai Presidenti, dando vita a un’imponente collezione di oltre 900 dipinti. A Campestrini, che si era formato all’Accademia di Brera con Cesare Tallone, e che, divenuto a sua volta insegnante, lavorava presso il Liceo Artistico delle Orsoline di san Carlo, l’Ospedale affida la commissione del ritratto di questo presidente precisando, in una lettera, che deve essere a mezza figura, in piedi e non seduto, e che il compenso sarà di “sole” 2000 lire.
Ed eccolo, il quadro: Alessandro Schiavi è raffigurato, come richiesto, a mezza figura, in piedi. L’aspetto è quello del distinto gentiluomo della foto, colto, studioso, autorevole. È vestito con un bell’abito chiaro, che gli rischiara il viso, con gilè in tinta. Appoggia un braccio sullo schienale di una sedia umbertina, mentre con l’altra mano sfoglia un tomo aperto su una scrivania dal piano verde (velluto? pelle? feltro?), su cui sono impilati altri libri. Alle spalle uno scaffale di semplicità francescana, che alloggia una raccolta di volumi. Lo sfondo, senza alcuna notazione ambientale, è una parete tinteggiata in un sobrio color taupe, divisa in due spazi asimmetrici da un fascio di luce. Nulla a che vedere con la sontuosità della parete di fondo della foto, che però non aggiungeva, anzi sottraeva, maestosità al personaggio: nel quadro infatti appare in un atteggiamento più solenne, pur senza eccesso, anzi declinato con semplice naturalezza.