Pio Albergo Trivulzio

Sede
Pio Albergo Trivulzio di via della Signora (1711 - 1910)
Sede
Pio Albergo Trivulzio sede di via Trivulzio (1910 - oggi)
Sede operativa
Residenza Principessa Jolanda (1999 - oggi)
La fondazione
Nel XVIII secolo all’epoca di fondazione del Trivulzio, una rete di soccorso costituita da enti assistenziali cittadini tentava di provvedere alle necessità dei bisognosi, degli ammalati e degli indigenti.
Nel quadro generale, proprio il Pio Albergo sembra assumere una valenza speciale per la storia della sua fondazione, inserita puntualmente nel dibattito generale sulla riorganizzazione dei luoghi pii e delle strutture assistenziali.
La sanità e la beneficenza furono due sfere primarie degli interventi dello stato asburgico tra gli anni Sessanta e Settanta del Settecento. Sin dal 1729 il senatore Giovanni Battista Trotti aveva proposto un disegno organico e razionale per disciplinare il complesso mondo dell’assistenza milanese. Il Trotti, tra le altre strutture, proponeva per Milano l’erezione di un Albergo de Poveri dove potesse trovare collocazione una particolare categoria di bisognosi, coloro cioè che non erano in grado in alcun modo di trovare un sostegno economico perché invalidi, malati o troppo anziani per lavorare.
Dopo la metà del Settecento il governo interveniva con una radicale razionalizzazione delle strutture assistenziali, sulla scia del disegno proposto nel 1729. A questo punto entrò in campo la volontà del Principe Antonio Tolomeo Trivulzio. Nato da Antonio Teodoro Gaetano Gallio Trivulzio e da Lucrezia Borromeo nel 1692 e morto settantacinquenne nel 1767, chiamò a erede universale di sterminati possedimenti un ente che portasse il suo nome e “fosse destinato ai poveri nazionali e non forestieri preferendo quelli della città agli altri del ducato”; specificando anche “che non possano mai riceversi i poveri validi e robusti, ma bensì solo gli impotenti per età, per difetto corporale e per infermità, e questi dell’uno e dell’altro sesso…”
Il principe destinò come sede per il nuovo istituto il suo palazzo di abitazione, in via della Signora. Il Pio Albergo Trivulzio apriva le porte ai primi cento ricoverati nel 1771.
La vita nel ricovero era scandita regolamenti e orari molto precisi: la sveglia la mattina presto, le ore per la preghiera, il tempo libero e per la pulizia personale; nello scorrere della giornata trovavano anche posto le occupazioni lavorative. Ai ricoverati era concesso uscire due giorni alla settimana e durante le feste, con l’assoluto divieto di recarsi nelle bettole e nelle osterie. In compenso il cibo in istituto era abbondante e variato per l’epoca, con apporto di carboidrati e proteine. Il personale sanitario comprendeva infermieri, medici, chirurgo e farmacista: una struttura non prettamente ospedaliera ma sufficiente alla necessità dei ricoverati.
L’Ottocento
A pochi decenni dalla fondazione il Pio Albergo si trovò unito a Martinitt e Stelline, pur mantenendo, come i due orfanotrofi, direzioni separate. Dopo l’Unità d’Italia, invece, nel 1863, l’unione fu completata: l’unico ente amministratore dei tre istituti fu Il Consiglio degli Orfanotrofi e Luoghi Pii annessi.
Nel corso dell’Ottocento l’ospizio accolse sempre meno invalidi e un numero sempre maggiore di anziani, qualificandosi soprattutto come ospizio: alla fine del secolo l’antico palazzo principesco di via della signora accoglieva oltre 1200 ricoverati. Si imposero allora soluzione radicali e nel 1910 fu costruita la nuova sede, lontana dal centro cittadino. Da questa ubicazione, sulla via per Baggio, il Pio Albergo ebbe da allora il soprannome di Baggina.
Il Novecento
A pochi anni dalla fondazione del nuovo ricovero, il Trivulzio fu requisito dalle autorità militari e utilizzato come ospedale militare di riserva nella Grande Guerra. Vi furono ricoverati oltre 35.000 soldati, italiani ma anche prigionieri austroungarici e tedeschi, provenienti da tutte le zone di conflitto nelle quali fu impegnato il Regno d’Italia. L’ultimo soldato lasciò il ricovero il 31 dicembre del 1921.
L’ente affrontò il ventennio fascista e la II Guerra Mondiale, sopravvivendo alle distruzioni materiali e morali; negli anni Cinquanta venne affrontato dal consiglio di amministrazione un progetto di crescita e di profonde trasformazioni, verso un istituto sanitario più completo. Nel 1969 venne inaugurato l’istituto Frisia, la sede di Merate (LC), e nel 1999 venne aperta una sede nel cuore di Milano, l’ospedale Principessa Jolanda di via Sassi.
Persone collegate

