Orfanotrofio delle Stelline

Sede
Orfanotrofio delle Stelline sede di corso Magenta (1753 - oggi)
La fondazione
Per tutto l’ancièn régime la povertà, condizione nella quale versava gran parte della popolazione, si coniugava con diversi aspetti di un’unica realtà: il povero era, per antonomasia, un accattone e quindi un vagabondo e un potenziale malvivente.
Povertà, accattonaggio e delinquenza, allora come –per certi versi- ancora oggi, si confondevano nella realtà effettiva e nella percezione collettiva quando gruppi eterogenei si spostavano di città in città alla ricerca di espedienti per sopravvivere: minori abbandonati, prostitute, disertori, soldati smobilitati, vedove, invalidi fisici e mentali.
Nella seconda metà del Cinquecento, a Milano le carestie degli anni Sessanta e la peste del 1576 avevano aggravato i problemi di chi era già indigente. Nella seconda metà del secolo, perciò, anche sulla spinta delle indicazioni controriformiste, in tutto il ducato ci fu un forte impulso alla creazione di ricoveri e di enti assistenziali, grazie alla fondazione di nuovi ordini religiosi consacrati al conforto e al sollievo dei sofferenti. In particolare si avvertì la mano risolutiva di San Carlo Borromeo.
Lo Spedale dei poveri mendicanti e vergognosi della Stella fu da lui voluto nel 1578 e collocato nel monastero benedettino di Santa Maria della Stella. Lo spedale era stato fondato per alleviare l’indigenza e le sofferenze di varie categorie di persone e dunque accoglieva adulti e minori che, non avendo sufficienti mezzi di sostentamento, erano costretti a mendicare per sopravvivere.
Quasi parallelo allo Spedale della Stella era stato costituito a metà Cinquecento dai Padri Somaschi un orfanotrofio femminile, sezione separata di quello dei Martinitt, collocato in Santa Caterina di Rancate.
Il Settecento
I due ricoveri continuarono le loro vite parallele nel corso del Seicento; tuttavia, nel secolo successivo, come conseguenza di un aumento demografico che aveva accresciuto di molto i casi di nascite illegittime e di abbandono minorile, il luogo pio della Stella si trasformò lentamente, limitando il numero di ricoveri degli adulti e preferendo accogliere ragazzi e ragazze orfani. Nella prima metà del Settecento infatti l’ospitale dei mendicanti della Stella era divenuto quasi esclusivamente un ricovero per fanciulle, anche in ragione del fatto che ai ragazzi provvedeva l’istituto dei Martinitt. Finalmente nel 1753 il Governo austriaco collocò altrove i pochi orfani maschi rimasti e rese per sempre lo Spedale della Stella un orfanotrofio femminile.
Nel 1784, nell’ambito delle riforme illuministe, venne a esso unito anche l’orfanotrofio di Santa Caterina di Rancate. La sezione femminile dei Martinitt e lo spedale della Stella trovarono il comune denominatore nell’assistenza alle orfane minorenni della città ambrosiana.
L’Ottocento
Nel 1807, nata la Congregazione di Carità napoleonica, l’istituto fu amministrato insieme al gemello orfanotrofio dei Martinitt e al Pio Albergo Trivulzio.
Le orfane erano accettate in Istituto dai sette ai dodici anni e potevano rimanervi sino ai ventuno. Anche alle Stelline, come già ai Martinitt, la disciplina era rigida: la vita delle ragazze si svolgeva in una atmosfera quasi claustrale, segnata da numerose pratiche religiose e da una marcata lontananza dal mondo esterno. L’istruzione era elementare (lettura, scrittura e calcolo) e meno intensa rispetto a quella dei Martinitt. Le Stelline venivano formate per essere brave madri, brave mogli e brave cameriere: lavori domestici, ricamo, pizzi e cucina. Le orfane di maggior talento tuttavia venivano istruite per essere buone governanti in case di nobili, insegnando loro anche materie come il disegno, la musica e il ballo, la lingua francese e tedesca, la storia e il galateo.
L’inserimento delle Stelline nella società non era così facile: alla donna veniva richiesto di ricoprire quasi esclusivamente il ruolo di moglie e madre. Per questo motivo alcune di loro rimanevano in orfanotrofio ben oltre i ventuno anni, come inservienti o insegnanti delle più piccole.
Il Novecento
Le orfane sono sempre state considerate le sorelle minori dei Martinitt, facendo riflettere sulla diversa considerazione e sul diverso ruolo di genere nella società.
La storia delle Stelline perciò è anche la storia lenta e faticosa dell’emancipazione delle donne. Lenta e faticosa soprattutto tra le mura dell’orfanotrofio, che per buona parte ancora del Novecento mantenne la sua secolare chiusura nei confronti del mondo esterno, pur concedendo qualche apertura circa i nuovi indirizzi educativi. Agli inizi del secolo fu permesso alle ragazze di recarsi alle scuole pubbliche e di frequentare alcuni corsi post elementari, come quelli impartiti dall’Umanitaria e da altre strutture educative. Le Stelline, tuttavia, mantennero un tenore di vita chiuso e piuttosto rigido sino agli anni Sessanta del secolo.
Persone collegate
