Camera del Lavoro di Milano

Scheda redatta da Eleonora Cortese

Sede
Società Umanitaria (1910 - 1925)

Sede
Camera del Lavoro di Milano (1945 - oggi)

Le origini

La Camera del Lavoro di Milano è stata, assieme a quella di Piacenza, la prima struttura sindacale territoriale a nascere in Italia. Fondata nel settembre 1891, dopo un lungo lavoro preparatorio e sulla scorta dell’esperienza francese delle Bourse de travail, divenne un modello di riferimento per le Camere del Lavoro che andavano diffondendosi lungo la penisola.

Ebbe inizialmente sede al Castello Sforzesco, in un'ala dell'edificio concessa dal Comune, in quanto ente fornitore di una funzione di pubblica utilità. Per lo stesso motivo la Camera del Lavoro era sostenuta da un sussidio comunale – inizialmente di L. 15.000 – e dalle quote sociali versate dalle leghe e dalle società operaie aderenti.

Nacque con il compito di «servire d’intermediario fra l’offerta e la domanda di lavoro, e patrocinare gl’interessi dei lavoratori in tutte le contingenze della vita» (La borsa del lavoro in Milano. Suoi scopi, benefici e modo di funzionale, 1890)

Struttura "orizzontale", a base territoriale, essa diventò presto la rappresentanza sindacale unitaria e il punto di riferimento di larga parte dei lavoratori della città. Negli anni successivi assunse anche funzioni politiche e culturali, incuneata del campo democratico, laico e socialista fu istituzione essenziale per il processo di crescita sociale e civile delle classi lavoratrici.

Tra i suoi fondatori vi erano i massimi esponenti del socialismo milanese quali: Osvaldo Gnocchi Viani, Costantino Lazzari, Giuseppe Croce. Nella compagine femminile aderirono Abigaille Zanetta, Linda Malnati e Santa Volonteri.

Fino al maggio 1898 la Camera del Lavoro appoggiò costantemente le agitazioni e le vertenze dei lavoratori milanesi, assai intense e combattive in quegli anni di acuta crisi economica e politica; tanto da consolidare progressivamente la sua base sociale: le sezioni aderenti erano 46 nel marzo 1894, divennero 56 (con 8.300 soci) nel dicembre 1895 e 125 (con 30.000 soci) nel maggio 1898.

I moti popolari del 1898 e la feroce repressione che ne seguì portarono, oltre all'imprigionamento di numerosi militanti, allo scioglimento della Camera del Lavoro.

Ricostituita due anni dopo, la Camera del Lavoro di Milano già nel 1902 contava 43.000 soci, non solo recuperando ma pure allargando la base sociale antecedente allo scioglimento. Nacquero, infatti, succursali nelle cittadine della provincia e vennero create la sezione femminile e la sezione per gli impiegati.

Il consolidamento

Col nuovo secolo s’inaugurò un periodo di rinnovamento democratico e di approvazione della legislazione sociale, che portò al riconoscimento di numerosi diritti richiesti dal movimento dei lavoratori. La Camera del Lavoro, in linea con l'ispirazione riformista dei suoi dirigenti, ne aveva fatto un caposaldo del proprio programma, strumento di indispensabile garanzia a favore dei settori lavorativi più deboli. Era questo il caso della richiesta di tutela per le donne, e per i fanciulli che, solo nel settore industriale, ammontavano al 40% circa dell'intera popolazione lavoratrice italiana.

Nel solo 1901, ad esempio, si ebbero più scioperanti che non in tutto l'arco 1879-1900: i lavoratori milanesi poterono per migliorare le proprie condizioni di vita dopo la stretta repressiva del 1898.

La Camera del Lavoro si fece interprete di istanze di politiche democratiche popolari superando quelle venature corporative, legate alla sua origine, e accumulando prestigio e autorità anche presso gli strati sociali non proletari.

Un altro tema su cui la Camera del Lavoro fu presente e anticipatrice fu quello delle malattie professionali  - la cui incidenza era stata acuita dallo sviluppo del sistema di fabbrica - per questo nacque nel 1901 l'Ufficio di consulenza medico-legale. Il suo compito era quello di assistere i lavoratori in caso di malattia o di infortunio e successivamente di tutelarli nei confronti degli istituti assicurativi e del padronato. Alla sua attività prestarono la loro opera gratuita eccellenti esponenti della Medicina come Carlo Forlanini e Paolo Pini.

Il ruolo egemonico di Milano nel panorama delle Camere del Lavoro fu sancito il 29 settembre 1906, quando nei locali della Camera del Lavoro – allora situati in via Crocefisso - si tenne il congresso costitutivo della Confederazione Generale del Lavoro, la C.G.d.L.

Le lotte rivendicative, in un quadro di espansione economica, almeno fino al 1907, ebbero a Milano come nel resto d'Italia uno sviluppo senza precedenti. Tutte le principali categorie, dai metallurgici ai gasisti, dai tranvieri ai tessili entrarono in agitazione e strapparono miglioramenti economici e normativi, sempre con il sostegno e il coordinamento della Camera del Lavoro.

Il rapporto con la Società Umanitaria

La Camera del Lavoro di Milano mantenne sempre un rapporto costante con la Società Umanitaria, con la quale condivideva una parte del gruppo fondatore e la finalità di elevare economicamente, moralmente e culturalmente i “diseredati”.

L’attività culturale e formativa fu senz’altro terreno di collaborazione tra i due enti ma altri fondamentali ambiti furono il collocamento e il sostegno ai disoccupati, la costruzione delle case operaie, la fondazione del Consorzio milanese per le Biblioteche popolari (presieduto da Filippo Turati), la creazione del Teatro del Popolo di via Manfredo Fanti.

Nel 1906 in occasione dell’Esposizione internazionale Camera del Lavoro e Umanitaria collaborano per accogliere i numerosi visitatori operai.

I rapporti tra le due realtà conobbero anche dei momenti critici, ma più spesso il sodalizio si rivelò stretto e proficuo, tanto che per quindici anni, dal 1910 fino al 1925 - con lo scioglimento decretato dal regime fascista - la Camera del Lavoro trovò sede proprio in via Manfredo Fanti, nei locali messi a disposizione dalla Società Umanitaria presso la Casa del Popolo.

La grande guerra e la crisi della democrazia

La guerra limitò l'impegno sindacale, anche in conseguenza della disciplina militare instaurata nelle fabbriche, tuttavia la Camera del Lavoro proseguì l’attività di carattere solidaristico e assistenziale.

La conquista della pace venne celebrata a Milano il 10 novembre 1918 con un lungo e partecipato corteo popolare. Il movimento sindacale prese nuovo slancio e ottenne alcune importanti conquiste che contribuirono alla sua crescita nei primi anni del dopoguerra; tra queste la riduzione dell’orario di lavoro ad otto ore per i metalmeccanici e il riconoscimento delle Commissioni interne.

La Camera del Lavoro intensifico in quegli anni il suo impegno «fino a  diventare in talune in alcune circostanze, più ancora della stessa sezione socialista,  il punto di riferimento del socialismo nel capoluogo lombrado.» (I. Granata,La crisi della democrazia. La Camera del Lavoro di Milano dal biennio rosso al regime fascista, Franco Angeli, Milano, 2006).

In questo quando non esitò a guidare importanti manifestazioni contro il carovita che vennero represse nel sangue dalla polizia. La conflittualità e gli scioperi generali anziché fiaccare la partecipazione diede impulso alla sindacalizzazione e gli iscritti, che nel 1916 avevano toccato il punto più basso (6.500), balzarono a 230.000 nel cosiddetto biennio rosso.

Però, già nel 1919 la borghesia si preparava a contrastare con tutti i mezzi, nella fabbrica e nella società, il moto di emancipazione della classe operaia, mentre i fascisti prestarono il braccio armato a questa controffensiva che, in pochi anni, logorò l'organizzazione camerale fino al suo scioglimento, decretato dal prefetto milanese, nel novembre 1925.

La Camera del Lavoro sopravvisse allo scioglimento per ricomparire mutata dal cotesto storico nel secondo dopoguerra.

Il secondo dopo guerra

Il 25 aprile 1945 Milano fu liberata, ma il palazzo dei Sindacati fascisti dell’Industria sito in corso di Porta Vittoria era ancora abitato da un centinaio di funzionari repubblichini. Nella notte tra il 25 e il 26 aprile, la 6a Brigata Nello delle divisioni garibaldine conquisto l'edificio dopo una breve sparatoria.

Nelle stanze ancora agibili si istallò il Comitato provinciale sindacale che sino ad allora aveva operato nella clandestinità. Venne emesso un comunicato in cui si affermava che il Comitato avrebbe agito «per continuare l’opera interrotta della vecchia e gloriosa Camera del Lavoro». Il contenuto simbolico dell’occupazione non stava semplicemente nella presa di possesso di un edificio fascista, ma nella risarcimento del sindacato libero dopo l’espropriazione del 1925.

La prima segreteria della ricostituita Camera del Lavoro venne formata dal comunista Giuseppe Alberganti, dal democristiano Luigi Morelli, dal socialista Franco Mariani, e da Ferdinando Santi per il Psiup. L'organizzazione milanese guidò con senso di responsabilità le azioni rivendicative dei lavoratori e sollecitò provvidenti legislativi in loro favore; soprattutto sviluppò un vasto movimento contro il “caro vita” e contro l’aumento dei canoni d’affitto, aprendo un apposito ufficio in via Manzoni.

Nonostante la crisi nei rapporti tra le correnti -che avevano sottoscritto il patto di Roma nel 1944  -e  la successiva scissione causarono difficoltà anche all'organismo milanese, la Camera del Lavoro non venne mai meno alle sue tradizioni democratiche e antifasciste. Anche in questo secondo travagliato dopoguerra, mantenne vivi nei lavoratori sentimenti pacifisti e internazionalisti.

I Segretari

Negli anni si sono avvicendati diversi Segretari generali:
Giuseppe Alberganti (1946-1947)
Gaetano Invernizzi (1947-1950)
Renato Bitossi (1950-1952)
Mario Montagnana (1952-1955)
Carlo Venegoni (1956-1958)
Giovanni Brambilla (1958-1961)
Aldo Bonaccini (1963-1969)
Guido Venegoni (1969-1972)
Lucio De Carlini (1972-1979)
Antonio Pizzinato (1979-1981)
Franco Torri (1981-1984)
Carlo Ghezzi (1984-1995)
Antonio Panzeri (1995-2003)
Giorgio Roilo (2003-2006)
Onorio Rosati (2006-2012)
Graziano Gorla (2012-2015)
Massimo Bonini (2015-in carica)

La prima donna a entrare in segreteria fu Stella Vecchio nel 1958.

Oggi

Oggi la Camera del Lavoro metropolitana di Milano è la struttura territoriale più grande d’Europa, conta 232.000 iscritti e ha il compito di rappresentare, organizzare e tutelare gli interessi dei lavoratori del territorio milanese.

Risponde, per questo, ad alcuni bisogni individuali attraverso una rete di servizi che offre consulenza, assistenza e tutela sulla corretta applicazione dei contratti di lavoro e delle leggi sul lavoro (Ufficio Vertenze Legali); sulla previdenza e sulle pensioni (Inca); sulle discriminazioni dovute al sesso (Centro Donna Cgil), alla provenienza etnica o raziale (Dipartimento politiche dell’Immigrazione) e all’orientamento sessuale (Dipartimento politiche sociali).

Bibliografia

- Milano e la Camera del Lavoro 1891-1914, Comune di Milano e Camera del Lavoro di Milano
- 1891-1971. Ottant'anni di vita della Camera del Lavoro di Milano per l'unità e l'emancipazione dei lavoratori milanesi, per la democrazia e la pace in italia e nel mondo, in Quaderni di battaglie del lavoro - Rivista della CCdL di Milano e provincia, anno II - Dicembre 1971
-Maurizio Magri, Il palazzo del lavoro, Milano 2012
-  Maurizio Antonioli e Jorge Torre Santos, Riformisti e rivoluzionari. La Camera del lavoro di Milano dalle originialla Grande guerra, Milano: F.Angeli, 2006
- Ivano Granata, Crisi della democrazia. La Camera del lavoro di Milano dal biennio rossoal regime fascista, Milano: F.Angeli, 2006
- Claudia Magnanini, Ricostruzione e miracolo economico. Dal sindacato unitario al sindacato di classe nella capitale dell'industria, Milano: F.Angeli, 2006
- Claudia Magnanini, Autunno caldo e anni di piombo. Il sindacato milanese dinanzi alla crisieconomica e istituzionale, Milano: F.Angeli, 2006
- Germano Mainfreda, Lavoro e società nella Milano del Novecento, Milano: F.Angeli, 2006
- Marina Bonaccini e Renza Casero, La Camera del Lavoro di Milano dalle origini al 1904, Milano: Sugarco, 1975
- Debora Migliucci, Rappresentare il lavoro. Donne e Camera del lavoro a Milano (1945-1963), in «Percorsi Storici», 4 - 2016 www.percorsistorici.it
- Maria Costa e Sandra Barresi, Inventario dell'Archivio 1945-1981. Camera confederale del lavoro di Milano, Monza, 2012

Persone collegate

Libera Callegari
1 gennaio 1912 - 28 febbraio 2013
Lucio De Carlini
1940 - 26 giugno 1990
Giuseppina Re
14 marzo 1913 - 14 agosto 2007
Stella Vecchio
1921 - 24 settembre 2011

Luoghi collegati