Sede della Società Nazionale di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo - Casa dei Ferrovieri

Architettura civile
La Casa dei ferrovieri
La sede della Mutua sanitaria CesarePozzo, chiamata all’epoca Casa dei ferrovieri, fu completata nel 1898. Precedentemente l’allora Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti aveva sede, in locali affitto, in un condominio in via Vespuccci 7.
L’edificio, che avrebbe ospitato varie organizzazioni dei ferrovieri compreso il primo sindacato (Lega ferrovieri italiani), fu costruito sul modello delle Case del popolo che stavano cominciando a nascere in varie parti d’Italia su progetto del ferroviere ing. Italo Gasparetti. I fondi per il progetto provenivano oltre che dalla Macchinisti e Fuochisti, da varie organizzazioni di ferrovieri e da singoli ferrovieri. La posizione scelta era strategica: il terreno acquistato di 3.400 metri quadri, si trovava infatti a ridosso della vecchia stazione centrale di Milano, situata sull'attuale Piazza della Repubblica.
La descrizione di Emilio Caldara
Emilio Caldara, futuro primo sindaco socialista di Milano, così descrisse l’edificio sull’ "Avanti!" del 10 aprile 1898
Ed ecco, a pianterreno e al primo piano, le sedi delle associazioni ferroviarie: gli uffici della Lega e della Società macchinisti e fuochisti; i locali del Circolo, la succursale della Cooperativa… Uffici e locali spaziosi, severi nell’aspetto e nell’ammobigliamento, provvisti anch’essi di ogni comodità – compresi i portavoce e i caloriferi. Il gabinetto dell’amministrazione della casa è una modesta stanzetta, che fa pendant con la portineria! Provvista di tutti i generi alimentari è la succursale della cooperativa, che dispone anche di cantine e magazzini e si apre sulla via con due ampie botteghe. Una di queste è riservata alla vendita delle carni fresche […] Il Circolo provvede anche all’istruzione e al divertimento: buffet, sale di giuoco, di conversazione e di lettura, biblioteca, bigliardo, ecc.
Nell’edificio erano previsti anche appartamenti (“ecco i comodi appartamenti di due, tre o quattro locali ciascuno, provveduti di tutto: gas, acqua potabile, caminetti, fornelli, ritirata”), stanze per ospitare i lavoratori in trasferta e un salone dove tenere assemblee e conferenze capace di ospitare 1.200 persone (“Ivi è l’affermazione più bella e squisita dell’intellettualità che ancora caratterizza in Italia l’organizzazione dei ferrovieri fra tutto il movimento operaio”).
La progettazione del salone, in stile Art Nouveau (“un vaso capace ed elegante, a volta, con loggia girante su tutti i lati”), è ispirata all’analoga sala della Camera del Lavoro di via Crocefisso a Milano, inaugurata nel 1894 e non più esistente. Sul soffitto fu collocato un grande dipinto a olio su tela, realizzato da vari giovani artisti dell’Accademia di Brera, sotto la direzione del loro professore, il noto pittore Giuseppe Mentessi. L’opera è un trittico decorativo sul tema del lavoro nel quale elementi realistici e simbolici vogliono rappresentare la futura società socialista (“la tela rappresenta i simboli dell’evoluzione sociale dalla barbarie militarista alla egemonia del lavoro”).
Avrebbe dovuto completare la decorazione del salone un busto di Carlo Marx commissionato allo scultore Eugenio Pellini ma, a causa degli avvenimenti politici che, nel maggio 1898, investirono Milano e la stessa Casa dei ferrovieri, l’opera non vi fu mai collocata, rimanendo incompiuta nello studio dell’artista.
La Casa dei ferrovieri e il suo grande salone si sarebbero dovuti infatti simbolicamente inaugurare il 1° maggio 1898, tuttavia a causa di ritardi nel completamento delle tele e delle parti decorative l’evento fu rimandato. Il 6 maggio però, scoppiarono i moti popolari per il caro pane e la conseguente violenta e sanguinosa repressione governativa. Via San Gregorio si trova fisicamente in un dei punti caldi di quelle giornate drammatiche. La Casa dei ferrovieri e le associazioni che vi gravitano attorno furono viste, nell’ottica reazionaria del generale Bava Beccaris, come centri “sovversivi” da reprimere. L’edificio fu occupato dalle truppe del maggiore Alessandro Bagutta, le organizzazioni dei ferrovieri furono sciolte e i dirigenti arrestati o costretti all’esilio. Il completamento del salone e l’inaugurazione dell’edificio avvennero quindi qualche mese dopo, senza festeggiamenti ufficiali.
Qualche anno dopo, nell’aprile 1905, il salone della casa dei ferrovieri ospitò un grande comizio durante il quale fu proclamato lo sciopero del personale ferroviario contro il progetto governativo di statalizzazione delle ferrovie. Si trattò del primo sciopero nazionale di categoria nella storia d’Italia.
La questione della proprietà dell'immobile

Una volta liberato l'edificio dalle truppe di Bava Beccaris, fu anche necessario risolvere la questione della proprietà, dato che la Casa dei ferrovieri era stata costruito per conto di un apposito Comitato pro-casa, formato da vari soggetti. La Mutua Macchinisti e Fuochisti, allora una società di fatto non riconosciuta, non poteva possedere immobili. Nel 1900 fu quindi costituita la Società anonima case dei ferrovieri, emanazione del Sodalizio, che aveva rilevato l’immobile e il terreno dal Comitato pro-casa per il prezzo di 120.000 lire.
Per problemi di bilancio, dopo un paio di mutui ipotecari accesi sull’edificio, Eugenio Tournier, presidente della Mutua e amministratore della Società anonima case dei ferrovieri, senza farsi autorizzare dall’assemblea e dal consiglio direttivo, vendette la sede a un privato. L’assemblea generale del 1907 si oppose alla vendita e votò una mozione di censura. L’assemblea straordinaria del 1908 diede quindi mandato al nuovo presidente Gian Battista Muzzi di procedere per vie legali al recupero di quanto ceduto illegittimamente.

Sede della Mutua sanitaria CesarePozzo
Nel 1910 La Corte d’appello del Tribunale di Milano diede infine ragione alla Mutua, ritenendo non valido l’atto di vendita e la Casa dei ferrovieri tornò di proprietà della Società anonima case dei ferrovieri. Nel 1942 la Macchinisti e Fuochisti inoltrò richiesta al Tribunale di Milano per la trasformazione da società di fatto a società riconosciuta in base alla legge 3818/1886. Potendo quindi la Mutua possedere immobili, venne sciolta la società di gestione della Casa dei ferrovieri, la quale passò definitivamente al Sodalizio ed è tutt'ora la sede nazionale della Mutua sanitaria CesarePozzo.