Pio Albergo Trivulzio di via della Signora

Scheda redatta da Daniela Bellettati, Chiara Zeroli

Architettura civile

Antonio Tolomeo Trivulzio morì il 30 dicembre del 1767 destinando  il suo patrimonio al  mantenimento di un luogo pio da erigersi all’interno del suo palazzo in contrada della Signora.

Il primo progetto di ristrutturazione dell’edificio venne affidato al padre barnabita, architetto e matematico, Ermenegildo Pini. L’edificio sarebbe stato diviso in due quartieri, uno per le donne e uno per gli uomini, imponenti  scale esterne avrebbero consentito l’ accesso ai piani superiori,   una migliore funzionalità delle sale interne sarebbe stata garantita dallo spostamento di molte mura. Il costo di questi interventi era troppo elevato, così gli esecutori testamentari accantonarono il  progetto. Vennero  eseguiti solo alcuni lavori per migliorare la qualità abitativa dell’edificio Introducendo l’acqua corrente, le latrine e migliorando la ventilazione delle stanze.

Nel 1771  furono  accolti i primi 100 ricoverati, il cui numero crebbe rapidamente e tra il 1780 e il 1790 gli amministratori del Pio Albergo Trivulzio acquistarono alcune case attigue all’edificio e indirono una gara d’appalto per l’ampliamento della struttura. L’architetto Piermarini si occupò della  progettazione. A  fine ‘700 l’edificio presentava al piano terra i locali di servizio, i magazzini e il refettorio,  mentre tra il primo e il secondo piano erano collocati i dormitori, i locali di lavoro e le infermerie.

La struttura restò attiva fino all’inizio del Novecento quando l’edificio, che non poteva più espandersi perché accerchiato da altre costruzioni, obsoleto e inadeguato per quanto riguardava gli spazi, i livelli igienici e il comfort, venne sostituito con una costruzione all’avanguardia in una zona allora periferica di Milano lungo la strada che portava verso Baggio.

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