Famiglia Luzzatto

Una famiglia generosa

Città di Milano, dicembre 1917: "Mercé l'atto generoso della famiglia Luzzatto, che ha messo gratuitamente a disposizione dei profughi una casa di circa 60 locali in via Serio, l'Ufficio ha potuto disporre per il graduale collocamento di una trentina di famiglie, scelte tra le più bisognose, alle quali si forniscono masserizie, stoviglie, utensili ecc."

Città di Milano, gennaio 1918: "Nella casa in via Serio 1 hanno trovato posto 23 famiglie per circa 190 persone delle quali più di 100 bambini. Ogni famiglia ricevette letti, arredi, stoviglie,ecc. e l'Ufficio della abitazione ha disposto nella casa un locale per scaldatoio e ritrovo."

Fanny Luzzatto con i figli Riccardo, Adele, Attilio, Arturo, Adolfo, (V. Marchi, Il serpente biblico, edizioni Kappa Vu, 2008 Udine)

Siamo nelle settimane successive alla rotta di Caporetto dell'ottobre 1917. I profughi giunti a Milano sono decine di migliaia. Lo sforzo della macchina comunale per trovare un alloggio a tutti quelli che lo richiedono è immane. L'atto generoso della famiglia Luzzatto giunge opportuno e solleva la misera condizione di chi fugge dalla guerra. Ma dove si trova questa casa e chi è la famiglia Luzzatto, così attenta ai bisogni dei profughi?.

Via Serio si trova alla periferia sud di Milano, oltre la cinta ferroviaria dello Scalo Romana, non lontano da dove negli anni '50 del Novecento sorgerà il dormitorio di viale Ortles. L'edificio al civico 1, angolo via Ripamonti, oggi non esiste più, sostituito da un moderno palazzo uffici. Dagli anni '30 fino alla Seconda guerra mondiale però, a quell'indirizzo si trovava l'officina tipografica della Casa editrice Gloriosa, che pubblicava riviste femminili e rotocalchi (Eva, Alba, Grazia, Excelsior), libri per bambini e romanzi popolari (Dumas, Salgari e Zola). Distrutto l'edificio è difficile risalire agli effettivi proprietari, ma l'attività milanese  di alcuni esponenti della famiglia Luzzatto lascia evidenti tracce nella storia sociale della città e dell'intera nazione. Ai due principali esponenti "milanesi" della famiglia, Riccardo e Fabio, sono dedicate schede specifiche, mentre si tratteggiano in questa narrazione le vicende del nucleo familiare allargato.

Origini della famiglia

Si fa riferimento qui al ramo dei Luzzatto che ha le sue origini in Friuli.

Adele Luzzatto (La Grande Guerra di Adele Luzzatto un’eroina udinese, Il Messaggero Veneto, 06 maggio 2017)

I membri della famiglia ebraica Luzzatto presenti a Milano durante gli anni della Prima guerra mondiale discendono da Mario (1796-1876), originario di Gradisca, e Fanny Luzzatto (1817-1892) stabilitisi a Udine. Entrambi ferventi patrioti, radicali, repubblicani e legati alla massoneria. Mario partecipa al governo provvisorio di Udine nel 1848 e si rifiuta di firmare la resa della città agli austriaci tanto da venir processato e imprigionato in Moravia; Fanny amica di Mazzini, dei fratelli Bandiera, era stimata dalla famiglia Cairoli e da Garibaldi, a cui affidò, oltre al figlio Riccardo, una considerevole sovvenzione per l'impresa dei Mille. Nei medesimi ideali patriottici crescono i loro sei figli: Matilde (1834-1869), Adele (1838-1917), Adolfo (1840-1928), Riccardo (1842-1923), Attilio (1850-1900), Arturo (1861-1945). 

La seconda generazione

Adele aveva sposato Graziadio Luzzatto, originario di Gorizia, ma trasferitosi a Udine negli anni del Risorgimento. Graziadio ebbe contatti con personalità politiche quali Cavour e Lajos Kossuth, partecipando alla rivoluzione ungherese; si dedicò all'imprenditoria, alla finanza e alla politica (fu anche prosindaco di Udine). Adele invece si prodigò, come riferiscono i giornali dell'epoca, dedicandosi "fino all’ultimo giorno della sua vita all’infanzia abbandonata, al soccorso dei poveri, all’assistenza dei soldati". Aderì alla massoneria e fu socia della Croce Rossa udinese fin dalla fondazione, operando instancabile tra i combattenti delle trincee italiane della Prima guerra mondiale. Spirò, quasi settantanovenne, il 7 maggio 1917, stroncata da una faticosa giornata spesa tra malati e feriti del fronte.

Adolfo, appena diciottenne e ancora cittadino austriaco, partecipò come volontario tra i bersaglieri alle guerre d'Indipendenza, abbandonando gli affari paterni a Parigi. Ricevette la medaglia d'argento al valor militare nella battaglia di S. Martino. Morì a Milano nel 1928. 

Riccardo fu uno dei Mille, avvocato - nel 1869 aprì un affermato studio a Milano, dove si era trasferito con la famiglia nel 1860 - politico e parlamentare; rinnovando gli ideali patriottici della famiglia materna, pur settantenne si arruolò come volontario nella Grande guerra. Sposò Emilia Luzzatto (1846-1920), una lontana cugina viennese. Scrittrice nota anche con gli pseudonimi di Emilia di Nevers o Giorgio Palma, si separò dal marito dopo la prematura scomparsa di due dei tre figli nati dal matrimonio. Si dedicò così alla letteratura, al giornalismo e alla beneficenza.

Emilia Nevers, Sulla breccia!, Il Romanzo per Tutti, n. 62, Salani Editore

Fu collaboratrice del Giornale delle donne e di Vita femminile, tradusse opere inglesi e francesi, sostenendo nei suoi scritti la necessità della conoscenza prematrimoniale contro la tradizione borghese dei matrimoni combinati.

Attilio fu giornalista e uomo politico. Fu eletto deputato per Montevarchi e San Giovanni Valdarno e mantenne la carica fino alla morte. Laureatosi in giurisprudenza a Napoli, collaborò col fratello Riccardo nello studio legale di Milano dedicandosi in particolar modo a processi politici in difesa degli ideali repubblicani. Si affermò soprattutto nel giornalismo; dal 1877 fu alla direzione del quotidiano radicale milanese La Ragione, fondato da Felice Cavallotti, poi diresse la Stampa di Roma, legata al ministero Depretis, e infine, con un repentino cambio di campo, la Tribuna di Roma di cui fu direttore e proprietario. La Tribuna era considerato il periodico più anticlericale e massone d'Italia, e dai detrattori venne definito "l'organo del Ghetto romano".

Arturo laureatosi in ingegneria, diresse il complesso siderurgico di S. Giovanni Valdarno delle Ferriere Italiane (poi Consorzio ILVA). A partire dal 1900 successe al defunto fratello Attilio come deputato della circoscrizione di S. Giovanni Valdarno. Morì a Roma nel 1945.

La terza generazione

Due sono le linee genealogiche che interessano la nostra narrazione: i discendenti di Adele e quelli del fratello Riccardo.

Adele ebbe quattro figli: Fanny (1858-1934), Ugo (1860-1922), Fabio (1870-1954), Oscar (1873-1964).

Fanny e Ugo non si allontanarono mai dalle terre natie. La prima seguì le orme materne e divenne infermiera volontaria della Croce Rossa, guadagnandosi una medaglia di bronzo al valor militare per la sua generosa attività durante il conflitto mondiale all'Ospedale di guerra n. 11 di Cormons; Ugo invece, maggiore della riserva degli alpini, fu una figura eminente dell'imprenditoria serica di Codroipo nell'azienda di cui fu coproprietario insieme allo zio Riccardo. 

Oscar fu esponente di spicco della famiglia. Laureatosi in medicina a Firenze nel 1896, svolse la sua attività professionale in Friuli, ispirandosi alla tradizione patriottica, civile, politica, culturale della sua famiglia.

Oscar Luzzatto (http://moked.it/ame/2014/01/13/oscar-luzzatto-e-gli-ebrei-udinesi-tra-otto-e-novecento-vite-spese-per-il-friuli-e-per-litalia/)

Durante la Prima guerra mondiale operò come capitano di sanità negli ospedali militari, continuando allo stesso tempo la sua attività pubblicistica su diversi argomenti medici ed etici. Nel corso della seconda guerra mondiale invece, a causa delle persecuzioni antiebraiche, si rifugiò in Svizzera come il fratello Fabio con cui ebbe per tutta la vita una fitta e assidua corrispondenza, soggiornando lungamente nella sua casa di Milano.

Fabio fu avvocato e docente, uno dei dodici professori universitari che rifiutarono di prestare giuramento al regime fascista. Visse a Milano dai primi anni del '900; anche lui, come lo zio materno Riccardo e spinto dai medesimi sentimenti patriottici, fu combattente volontario nella Prima Guerra mondiale. Sposò Luisa Sanguinetti (1883-1940), di famiglia bolognese, figlia del senatore Cesare. Dal matrimonio nacquero quattro figli.

Enrico appartiene invece alla famiglia di Riccardo, l'unico dei suoi tre figli che gli sopravvisse: Rinaldo (detto Aldo) scomparve prima di compiere i 4 anni; Evelina, pittrice dilettante, morì di tisi nel 1894 a 25 anni. Entrambi riposano al Cimitero Monumentale, nella tomba fatta erigere dal padre in memoria della figlia; anche le ceneri di Riccardo si trovano nello stesso luogo. Enrico lavorò con il padre nello studio legale di famiglia che rilevò nel 1923 alla morte di Riccardo, sviluppando una predilezione per cause relative alla proprietà intellettuale e industriale. Fu fra i pionieri del volo, fondando nel 1909 la Helios, che aveva sede alla Bovisa. Il volo inaugurale del biplano prodotto dalla società, compiuto nell'aprile del 1910 sulla piazza d'armi di Baggio, vedeva ai comandi del velivolo proprio Enrico.

La Quarta generazione e gli ultimi discendenti

Figli e nipoti di Enrico continuarono per tutto il Novecento la professione legale intrapresa dall'avo Riccardo. Attilio rilevò lo studio del nonno, attivo ancora oggi a Milano con un pronipote che porta il nome di Riccardo. A causa delle leggi razziali del 1938 i Luzzatto furono cancellati dall'albo degli avvocati, non potendo più esercitare la professione. La loro attività legale riprese solo dopo la Seconda guerra mondiale. La madre di Riccardo, titolare attuale dello studio, fu Edvige Balzan, nipote di Eugenio, il giornalista, amministratore e comproprietario del Corriere della Sera. Edvige riposa nella tomba di Riccardo al Cimitero Monumentale.
Discendenti di Ettore (Edgar), un altro figlio di Enrico, si sono trasferiti in Israele dove uno studio legale Luzzatto continua la tradizione di famiglia nel campo della proprietà intellettuale e industriale.

Dino Cesare, Gina, Guido Lodovico, Lucio Mario Luzzatto (Fondazione Guido Lodovico Luzzatto)

Strade diverse prendono i figli di Fabio: alla memoria di Guido Lodovico, critico d'arte e letterato, è intitolata la Fondazione Luzzatto, che ha sede nella casa dove tutta la famiglia visse nel corso del Novecento; Gina fu docente universitaria, biologa e naturalista. Fu espulsa dall'Università, ove era aiuto di botanica presso la Facoltà di agraria, a causa delle leggi razziali fasciste. Dino durante il regime fascista prese parte al movimento clandestino di "Giustizia e Libertà"; fu arrestato e mandato al confino per quattro anni; in seguito fuggirà in Svizzera con il resto della famiglia. Dopo la guerra dal 1945 al 1978, anno della sua morte, fu avvocato della Camera del Lavoro di Milano. Il più giovane, Lucio Mario, dopo gli studi di giurisprudenza, si dedicò alla politica. Seguì il fratello nei circoli di "Giustizia e Libertà"; perseguitato dal regime fascista, nel 1943 riparò in Svizzera da dove proseguì clandestinamente l'attività politica. Rientrato in Italia dopo la Liberazione, fu eletto parlamentare con il PSIUP e poi nel PCi fino al 1972, anno in cui venne nominato nel Consiglio superiore della magistratura.