Il sostegno della Dante in periodo di guerra
Con lo scoppio della Grande Guerra, oltre alla propaganda contro l’Impero che da sempre insieme l’irredentismo contraddistingueva le associazioni più legate al patriottismo, la Dante si era impegnata anche finanziariamente nell’aiuto dei profughi provenienti dalle zone di guerra. Insieme alla “Trento e Trieste” (nata come associazione meno politicizzata rispetto alla Dante nelle rivendicazioni dei diritti e delle terre ancora in possesso dell’Austria) e alla “Commissione per l’Emigrazione Trentina”, aiutava a gestire il flusso di profughi in arrivo a Milano fornendo un punto di appoggio e un’istituzione a cui rivolgersi in un momento di grande difficoltà. Le attività a sostegno di soldati e profughi si moltiplicarono.
Nel 1915 partì l’iniziativa chiamata “Fazzoletto triangolare figurato – Modello dott. R. Curti”, con la quale, attraverso un finanziamento della Dante di cui il dottor Curti era membro, vennero prodotti dei fazzoletti con un'immagine impressa realizzata dalla Stamperia De Angeli. L’idea era stata quella di spedire al fronte la benda, due spillette di sicurezza e una tabella di istruzioni per usare il fazzoletto per tamponare le ferite. Una sorta di cassettina del primo soccorso con allegato il bugiardino: nelle avvertenze veniva infatti spiegato come questo fazzoletto dovesse essere usato come prima medicazione del soldato al fronte. La De Angeli-Frua era stata coinvolta nell'iniziativa perché già da tempo attiva nella stampa di fazzoletti a tema, come quello del 1912 con impresse l’Italia e le relative colonie, quello con i vari gradi militari, le istruzioni su come usare il fucile o quello che sarà prodotto nel 1918 con i nuovi confini nazionali.
Sempre durante il primo anno di guerra vennero inviate dal presidente della Dante milanese Barzilai alla “Associazione Triestina Istriana Goriziana di beneficenza”, 1.000 lire a favore dei profughi delle terre irredente, i più in difficoltà durante il primo periodo. Per raccogliere la cifra era anche stato chiesto il permesso di esporre in un negozio situato all’angolo tra via S. Margherita e via Silvio Pellico un proiettile da 305 austriaco rimasto inesploso, che venne prima accuratamente vuotato del materiale esplosivo. La grossa munizione, concessa dalla Banca Commerciale che ne aveva la proprietà, era stata inviata dallo stabilimento Stucchi di via Tortona, dove si trovava, e messa in esposizione per pochi giorni con un ingresso stabilito a lire venticinque. A questa mostra bellica si sarebbe aggiunta inoltre una conferenza tenuta del tenente Dino Alfieri, autorizzato dai suoi superiori a raccontare dell'ordigno.
Nel dicembre 1917, a favore dei combattenti e dei profughi che erano giunti a Milano dopo la rotta di Caporetto, venne organizzata una parata per raccogliere fondi. Domenica 16 dicembre i carri militari sarebbero partiti alle 12 dalla piazza del Palazzo Reale percorrendo i rioni di p.ta Tenaglia, p.ta Genova, p.ta Garibaldi, p.ta Volta, p.ta Ticinese. Era stato anche chiesto al prefetto di dare disposizioni affinché i negozi dei rioni coinvolti rimanessero aperti per favorire la raccolta della lana e di denaro. Il giorno 17, alla stessa ora, il corteo sarebbe partito da p.ta Vittoria e Monforte, p.ta Venezia e p.ta Nuova. Il terzo giorno, martedì 18, da p.ta Lodovica, p.ta Magenta, p.ta Romana e in Sempione.
Anche con la fine del conflitto la Dante non smise di impegnarsi per aiutare quei territori e quelle persone che avevano patito le sofferenze più gravi. Subito dopo l’armistizio il suo Comitato diede un cospicuo contributo per la ricostruzione dei luoghi devastati dalla guerra, facendo edificare una scuola d’infanzia a Bolzano, finanziata dai soci milanesi. Superate alcune difficoltà burocratiche, il 1° ottobre 1921 Paolo Boselli pose solennemente la prima pietra dell’edificio, nel sobborgo di Oltrisarco, che il Consiglio Centrale della Dante aveva acquistato fin dai tempi della dominazione austriaca. L’asilo fu costruito su progetto di Ferruccio Franco, architetto e socio della Dante. L’inaugurazione avvenne il 27 settembre 1923. I bimbi che iniziarono a frequentarla furono subito numerosissimi, più di cento, in cerca di una normalità dopo gli sconvolgimenti della guerra:
il disciplinare e guidare in armonica convivenza questa accolta (sic) di piccini che appartenevano quasi tutti a modeste famiglie operaie, alcuni di lingua tedesca, altri di lingua italiana, ma spesso parlanti diversi dialetti, richiese molto tatto e paziente lavoro.