Carlo Romussi
Milano, 1847 - Milano, 1913
Attività
Avvocato, Giornalista, Politico
Nacque a Milano il 10 dicembre 1847 da Pietro e da Marina Borsani.
Dopo gli studi a Milano al ginnasio di S. Alessandro e al liceo Parini, si laureò in giurisprudenza a Pavia nel 1870, iscrivendosi nel 1874 all'albo degli avvocati e dei procuratori.
Nel frattempo, su indicazione del drammaturgo Leopoldo Marenco, aveva iniziato a collaborare con "Il Secolo" di Edoardo Sonzogno, occupandosi dapprima della rubrica teatrale e poi di cronaca cittadina e politica. Nel 1885 divenne caporedattore del quotidiano e nel 1896 direttore, succedendo a Ernesto Teodoro Moneta.
Proprio attraverso il lavoro al giornale, ebbe modo di avvicinarsi agli ambienti dell'estrema sinistra radicale, incontrando alcuni tra i protagonisti della scena politica milanese e nazionale, fra cui Felice Cavallotti con il quale strinse una profonda amicizia.
Sensibile ai temi della cooperazione e del progresso sociale, ma estraneo a prospettive di emancipazione popolare attraverso la lotta di classe, promosse e collaborò con numerosi sodalizi, tra cui la Società Archimede tra lavoranti fabbri e meccanici, la Società Tintoretto di mutuo soccorso e di miglioramento per i lavoranti apprettatori, tintori, stampatori e affini e la Società edificatrice di abitazioni operaie. Di quest'ultima fu anche vicepresidente a fianco dell'amico Riccardo Pavesi e poi presidente dal 1891 al 1892.
Promosse la costituzione della Società di mutuo soccorso fra Macchinisti e Fuochisti delle Ferrovie Alta Italia (1877), di cui fu per molti anni presidente onorario e, attraverso “Il Secolo”, appoggiò le rivendicazioni dei ferrovieri nei confronti delle compagnie ferroviarie e del governo.
Fu inoltre consigliere degli Asili Notturni Lorenzo e Teresa, fondati da Edoardo Sonzogno nel 1884, socio permanente della Società Umanitaria e attivo nel Consolato operaio, all'interno del quale si batté per la diffusione dell'istruzione popolare.
Nel 1886 promosse il I Congresso cooperativo italiano e l'anno successivo assunse la direzione della rivista "La Cooperazione italiana", organo ufficiale della Federazione delle cooperative, mantenendola fino al 1893.
Dopo la morte di Felice Cavallotti, avvenuta il 6 marzo 1898, decise di raccoglierne l'eredità politica, presentandosi al collegio di Corteolona (Pavia), già di Cavallotti, dove risultò però sconfitto dal conservatore Ugo Dozzio.
Arrestato nel corso dei moti del mese di maggio con l'accusa di complotto rivoluzionario e sovversione dell'ordine pubblico per i suoi articoli, fu condannato a quattro anni e due mesi di detenzione nel carcere di Finalborgo più un anno di vigilanza speciale, ma fu rilasciato dopo 13 mesi per indulto.
Tornò quindi immediatamente alla direzione del "Secolo" e alla politica attiva, candidandosi alle elezioni generali del 1900 a Corteolona e a Minervino Murge in Puglia, senza tuttavia risultare eletto. Ripresentatosi al collegio di Corteolona alle elezioni politiche del 1904, venne infine eletto alla Camera dei deputati e riconfermato nel 1909. A seguito della vendita del "Secolo" al gruppo editoriale controllato dall'ingegnere Giuseppe Pontremoli e dalla banca milanese Zaccaria Pisa, ne abbandonò la direzione, sostituito da Edoardo Pantano. Fu allora chiamato ad assumere la direzione della Casa Editrice Sonzogno, con la quale collaborava ormai da tempo, pubblicando principalmente testi di carattere storico nella collana Biblioteca del popolo.
Sposato con Maria Lazzati, ebbe tre figli: Ada (n. 1880) che si unì al pittore Giuseppe Palanti, Pierino (1882 - 1886) e Pierina (n. 1895), moglie di Edelweis Ferraris.
Morì a Milano il 2 marzo 1913, volle essere cremato.