Fabio Luzzatto

Scheda redatta da Daniela Bellettati

Udine, 1 giugno 1870 - Milano, 18 giugno 1954

Attività
Amministratore pubblico, Avvocato, Insegnante

Un uomo e cento battaglie

Una vita intensa quella di Fabio Luzzatto: avvocato, insegnante, emancipazionista, massone, mazziniano, irredentista, militare, antifascista. E non poteva essere diversamente considerando la famiglia di origine, ricca di esponenti di spicco del Risorgimento italiano a cominciare dalla nonna materna, da sua madre Adele, anch'essa legata alla massoneria e dai fratelli di lei, garibaldini, patrioti, politici e giornalisti affermati. Fabio nacque a Udine nel 1870; fu uno studente brillantissimo e nel 1890 si laureò in giurisprudenza a Bologna. Cinque anni più tardi, dopo avere insegnato materie giuridiche in istituti tecnici di diverse città, fu docente straordinario di diritto civile presso l'Università di Macerata. Qui, per la prima volta, il professor Luzzatto si trovò nei guai a causa della sua passione politica. Era un repubblicano dichiarato e aveva anzi fondato l'associazione mazziniana "Il dovere"; venne sospeso dall'insegnamento su ordine del ministro dell'istruzione, ma fu presto reintegrato, perché le sue idee, pur esposte con passione in numerose occasioni pubbliche, non furono considerate sovversive.

La vita milanese

Nel 1900 si trasferì a Milano dove da tempo lo zio Riccardo aveva aperto uno studio legale. Anche Fabio iniziò l’attività professionale, pur continuando ad insegnare diritto, prima all’istituto superiore Cattaneo, poi dal 1909 alla Scuola superiore d’Agricoltura dove fu titolare della cattedra diritto agrario. A Milano, oltre a continuare l'insegnamento, che fu una delle attività a cui si dedicò con viva partecipazione, Fabio Luzzatto fu impegnato in un intenso periodo politico ed intellettuale. I suoi studi di legislazione economica e sociale lo portarono a collaborare con la Società Umanitaria fin dal 1902: il professore fu l'estensore di uno dei pareri richiesti dall'Umanitaria sull'opportunità di aprire una Casa di Lavoro, collaborò alla stesura dei programmi della Scuola di legislazione sociale, affiancò Riccardo Bauer nel lavoro bibliografico per l'allestimento del "Museo Sociale". Anche i rapporti con Augusto Osimo furono cordialissimi, tanto che Luzzatto indicò Osimo come suo supplente all'Istituto Cattaneo, durante un assenza per malattia. 

Ai primi anni del secolo risalgono anche i contatti con l'Unione Femminile Nazionale. Già nel periodo bolognese l'avvocato friulano era stato il primo segretario di un Comitato per l’emancipazione per la donna, appena sorto; a Milano nel 1901 si impegnò invece in un ciclo di conferenze sulla "Condizione giuridica della donna", articolato in sei lezioni, offerte dall'Unione alle sue iscritte. 

Unione Femminile. Periodico, 1905, anno V, n. 3 (Archivio Unione Femminile)
Le nozioni che l'egregio professore dà in forma semplice e brillante a un tempo sulla condizione fatta dal nostro codice alla donna... speriamo...risveglino nella donna il desiderio di chiedere tutte quelle riforme, che togliendola da una condizione di inferiorità che arriva fina a metterla a fascio coi pazzi e coi delinquenti, le renda col diritto la possibilità e il volere di compiere integralmente la sua missione sociale (Unione Femminile. Periodico mensile, 1901, Anno I, n. 9 bis)

La collaborazione con l'associazione continuerà per decenni. Al momento della morte di Fabio Luzzatto, avvenuta nel 1954, l'Unione Femminile parteciperà al necrologio commemorativo pubblicato dalla famiglia sul Corriere della sera.

Tra il 1905 e il 1908 Fabio fu consigliere della Congregazione di carità di Milano; si impegnò in particolare della organizzazione di un Consorzio tra le istituzioni che si occupavano dei fanciulli derelitti e nella progettazione di un Ufficio di consulenza e assistenza giudiziaria per i poveri. Gravi problemi di salute, che o tormenteranno in tutto il corso della sua esistenza, lo costrinsero a dimettersi dalla carica il 9 gennaio del 1908.

All'attività forense, all'insegnamento, all'impegno politico e sociale il professor Luzzatto affiancò anche un intenso lavoro di pubblicista su diversi quotidiani come il Corriere della sera, la Tribuna, il Tempo, la Lombardia, su riviste giuridiche, di filosofia e pedagogia e di economia. 
Milano fu la città della affermazione professionale di Fabio Luzzatto, ma anche il luogo dove stabili la sua famiglia. Nel 1903 sposò Luisa Sanguinetti, di famiglia bolognese, figlia del senatore Cesare. Dal matrimonio nacquero quattro figli: Guido Lodovico (1903), Gina (1904), Dino Cesare (1909), Lucio Mario (1913).

Meno fortunata fu la sua avventura politica. Tentò inutilmente di essere eletto al Senato al posto dello zio Riccardo, che nel 1913 si era dimesso in seguito allo scandalo della Banca Romana. Gli elettori del collegio di San Daniele non lo votarono e il professor Luzzatto tornò alle sue occupazioni milanesi.

La Prima Guerra Mondiale

 

Cartolina di Fabio Luzzatto alla sorella dal fronte, verso, particolare (Fondazione Luzzatto)

Allo scoppio della Prima guerra Mondiale Fabio Luzzatto si schierò nelle file degli interventisti, nel solco della tradizione irredentista della sua famiglia friulana. Nonostante le precarie condizioni fisiche, per le quali già, era stato riformato alla visita di leva, ormai 45enne, chiese e ottenne di essere arruolato come volontario nel corpo degli alpini. Nell’agosto del 1915 era di stanza sul fronte dell’Alto Isonzo; lì, nel dicembre, venne ferito al braccio destro, fu curato in luogo e poi trasferito all’ospedale militare allestito presso l'Albergo Popolare a Milano. Nel 1916, una volta ristabilito, fu promosso tenente e chiese di tornare sul fronte dove rimase in servizio fino al Natale del 1918.

Medaglia di bronzo al valore militare conferita a Fabio Luzzatto, 1918 (Fondazione Luzzatto)

 

 

Venne congedato con il titolo di capitano di complemento; fu insignito di medaglia di bronzo al valor militare e due croci di guerra. Tornato alla vita civile riprese l'insegnamento, l'attività forense e si dedico alle associazioni degli ex combattenti. Studio e abitazione si trovavano in via Canova 7, nell'edificio in cui abitò fino alla morte e che ancora oggi ospita la Fondazione Luzzato, istituita in memoria del figlio Guido Ludovico, critico d'arte.

L'adesione alla massoneria

Fabio Luzzatto aderì alla massoneria fin dal 1893, a Udine, e percorse i vari gradi dell’ordine nelle logge friulane e lombarde. I contatti con le logge friulane furono mantenuti grazie al fratello Oscar, medico, che dopo gli studi a Firenze e diversi soggiorni a Milano, si era stabilito ad Udine. Nel 1919 a Milano Fabio fu nominato Gran Maestro; soppressa la massoneria durante il fascismo, nel 1929 fu deferito al Tribunale Speciale con l'accusa di adoperarsi per la rifondazione dell'Ordine, su espresso mandato della massoneria francese. Dopo la fine della guerra, nel 1945 fu nominato membro del Supremo Consiglio e del Governo dell'Ordine e nel 1950 divenne Gran Maestro Onorario ad vitam della Gran Loggia Nazionale.

 

Gli anni del fascismo

Fabio Luzzatto fu uno dei dodici professori universitari che nel 1931 rifiutarono il giuramento di fedeltà al regime. La sua cattedra alla Regia scuola di Agricoltura era comparata a una cattedra universitaria, quindi, in conseguenza del rifiuto, fu privato del suo incarico. L'avvocato fu però un antifascista della prima ora; dal 1923 aveva aderito all’Associazione per il controllo democratico, le cui riunioni si tenevano nel suo appartamento di via Canova, con Carlo Rosselli, Filippo Turati e Carlo Sforza. Partecipò nel 1930 anche ad alcune riunioni del gruppo Giustizia e Libertà, in seguito alle quali fu imprigionato, insieme agli altri associati; fu incarcerato per due settimane e in seguito rilasciato, ma venne poi sempre considerato sorvegliato speciale dalla polizia. Alla persecuzione politica, che raggiunse anche i due figli Lucio e Dino inviati al confino (Dino verrà in seguito internato nel campo di Urbisaglia), nel 1943 si aggiunse anche quella razziale antiebraica. Pur se appartenente a una famiglia dichiaratamente laica, educato dal padre agnostico non ad una religione, ma alla tolleranza e al rispetto di tutte le fedi, Luzzatto fu costretto ad rifugiarsi in Svizzera con i figli (la moglie era mancata nel 1940).

Il dopoguerra

Nel 1945 fece ritorno a Milano; la casa e lo studio, già colpiti dai bombardamenti, erano stati devastati; la documentazione professionale, l'archivio degli studi e delle pubblicazioni erano praticamente distrutti. Non fu reintegrato nella cattedra universitaria, ma gli fu conferita la libera docenza presso l'Università degli Studi di Milano. Negli ultimi anni della sua vita riprese i contatti con la massoneria, si dedicò agli studi giuridici e all'attività di pubblicista. Si spense a Milano a 84 anni. Fu sepolto a Udine, nella cappella di famiglia, collocata in vicinanza del reparto ebraico del cimitero, ma all'esterno, a dimostrazione del laicismo della famiglia, pur nel ricordo del mondo ebraico. 

Così recita il suo epitaffio:

FABIO LUZZATTO/PROFESSORE AVVOCATO SCRITTORE/MAZZINIANO/FAMIGLIA PATRIA UMANITA'/FURONO SUA RELIGIONE/MISSIONE LA SCUOLA /1870-1954

fonti: Archivio Società Umanitaria; Archivio Unione Femminile Nazionale; Archivio Fondazione Luzzatto; Archivio di Stato di Milano; G. Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Einaudi 2017; V. Marchi, Il serpente biblico, Kappa Vu, 2008