Cesare Battisti
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Trento, 4 febbraio 1875 - Trento, 12 luglio 1916
Attività
Giornalista, Politico
Un giovane socialista irredento

Cesare Battisti nacque a Trento, ultimo di otto figli, da Cesare, commerciante benestante, e da Teresa de Fogolari. Già nei primi anni all'Imperial Regio Ginnasio si distinse nell'attività politica con la pubblicazione di un foglio in polemica con i programmi scolastici che si arrestavano in storia e letteratura all'età napoleonica. Terminato il Ginnasio si iscrisse a Giurisprudenza a Graz, dove conobbe il socialista Antonio Piscel, insieme al quale fondò la "Società degli studenti trentini" nel 1894, nel 1895 la "Rivista popolare trentina", e con cui condivise le battaglie degli studenti dell'Università di Innsbruck (insieme anche ad Alcide De Gasperi, Scipio Sighele e Gino Marzani) e dell'Irredenteismo.
La sua attività pubblicistica continuò con "Il Popolo", fondato nel 1900 e di cui divenne anche proprietario l'anno successivo. Dapprima insieme ai socialisti sostenne il primo membro del partito a venire eletto al parlamento di Vienna nel 1907, Augusto Avancini, e poi venne chiamato a sostituirlo quando questi rinunciò a ricandidarsi, venendo eletto nel ballottaggio a Trento, con anche il decisivo appoggio dei liberali, contro il candidato del partito clericale. I suoi discorsi al parlamento viennese spaziavano dalla richiesta dell'apertura di un'universtità a Trieste alla denuncia della reazione poliziesca rivolta con maggior rigore contro le minoranze italiane. Socialismo e irredentismo: i due cardini che contraddistinsero la sua vita. Dopo l'attentato di Sarajevo e l'entrata in guerra dell'Austria, Battisti, che si immaginò fin da subito le catastrofiche conseguenze di quella decisione e di una mancanza di reazione da parte di Roma, si trovò l'8 agosto a sostenere insieme a Guido Larcher, rappresentante della liberale Lega Nazionale, e Giovanni Pedrotti, della Società Alpinisti Trentini, la necessità di stilare un appello al Re Vittorio Emanuele III invocando l'intervento dell'Italia contro gli Imperi centrali. Il 12 agosto varcò la frontiera per raggiungere Milano.
L'arrivo a Milano
Nella città lombarda creò, insieme agli altri fuorisuciti, la Commissione dell'Emigrazione Trentina, dedicandosi in prima persona al lavoro di propaganda politica, soprattutto sul fronte dell'interventismo. Roberto Suster ce lo raccontò così:
"Nella sede della Commissione dell'Emigrazione Trentina, allora al n. 14 di via Silvio Pellico, affollata e rumorosa, egli s'era riservata una stanzuccia fuori mano, al cui uscio si picchiava spesso inutilmente. Qui egli lavorava febbrilmente, dì e notte, tra cumuli di volumi di storia e d'economia, di carte geografiche e di giornali; qui egli preparò le sue ultime pubblicazioni sul Trentino e le sue conferenze, circa un centinaio, che pronunciò in tutta Italia, dalle città settentrionali fino agli ultimi lembi del Mezzogiorno, fino nella Sicilia e nella Sardegna, dove l'entusiasmo di quelle generose popolazioni pareva non dovesse avere limiti. Tra una conferenza e l'altra, tra l'uno e l'altro dei brevi cicli di discorsi, egli si recava per un giorno o due, magari solo per poche ore a Milano, per sbrigare la sua corrispondenza, quasi sempre telegrafica, per raccogliere dati o informazioni; poi riprendeva instancabile il suo pellegrinaggio, spinto da un'ansia sempre più cocente, che lo consumava e lo sublimava." (Roberto Suster, "I fuoriusciti in Italia durante la neutralità")
L'arruolamento e la morte
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Questa sua attività di propaganda non bastò a Cesare, che dopo la dichiarazione dell'entrata in guerra dell'Italia tornò da Roma a Milano, convocò i trentini del battaglione volontario con i quali da un anno si esercitava nelle marce e nel tiro, e si presentò all'arruolamento fra gli Alpini. I suoi conterranei morivano, la sua terra si trovava in una zona di guerra, e lui sognava l'Europa dei popoli, finalmente in pace. Mandato sull'Adamello come soldato semplice, collaborando con lo Stato Maggiore per redigere cartine geografiche, usò le sue competenze per tracciare un piano di sette monografie riguardanti le zone di guerra, e stese i testi delle prime due. Il 10 luglio 1916 fu fatto prigioniero dagli austriaci insieme ad un giovane istriano, Fabio Filzi. Nel giro di due giorni fu processato dalla Corte Marziale instaurata al Castello del Buon Consiglio di Trento, che lo giudicò colpevole di alto tradimento e lo condannò a morte mediante impiccagione. Alle 19.00 del 12 luglio venne eseguita la sentenza. Battisti era tornato a morire lì dov'era nato, senza riuscire a vedere la sua città diventare italiana.
Gli attimi immediatamente precedenti la sua morte sono stati magistralmente rappresentati da Augusto Colombo in un'opera del 1936 conservata oggi al Museo di Storia Contemporanea di Milano.
Persone collegate
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