Edoardo Sonzogno

Milano, 21 aprile 1836 - Milano, 14 marzo 1920
Il contesto familiare e l'attività editoriale
A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo Milano riuscì ad imporsi come capitale nazionale dell'editoria. Nel capoluogo ambrosiano avevano infatti sede alcune tra le più importanti case editrici italiane del tempo: Ricordi, gigante dell'editoria musicale, Treves, che stampava le opere di alcuni degli scrittori contemporanei di maggiore successo come Edmondo De Amicis, Giovanni Verga e Gabriele D'Annunzio, e Sonzogno, che fin dagli esordi puntò a raggiungere e conquistare il vasto pubblico della piccola borghesia e dei ceti operai.
La casa Sonzogno, avviata con una piccola tipografia in piazza S. Ambrogio da Giovanni Battista, era cresciuta nella prima metà dell'800 con suo figlio Lorenzo (1803 - 1874), grazie anche alla scelta di specializzarsi nella stampa di volumi di basso costo e largo smercio, determinata dalla personale sensibilità di Lorenzo, attento ai temi sociali e in particolare alla questione dell'educazione popolare.
Dal suo matrimonio con Teresa Crespi (1804 - 1874), nacquero quattro figli: Giulio Cesare e Alberto, avvocati, Raffaele, giornalista e uomo politico, ed Edoardo, continuatore dell'azienda di famiglia.
Alla guida dell'azienda
Terzogenito della coppia, Edoardo Sonzogno venne alla luce il 21 aprile 1836. Dopo gli studi iniziò ad interessarsi all'impresa, proseguendo nella linea dell'impegno sociale impostata dal padre. Nel 1861 riprese la stampa del settimanale satirico "Lo Spirito folletto", per il quale si avvalse della collaborazione di artisti quali Tranquillo Cremona, Vespasiano Bignami e Guido Gonin, mentre nel 1866, con il sostegno finanziario del banchiere Luigi Israele Pisa, vicino agli ambienti democratici lombardi e al quale era legato da vincoli di amicizia, fondò "Il Secolo", quotidiano di cui fu gerente e amministratore responsabile.
Dopo le brevi direzioni moderate di Eugenio Ferro (1866 - 1867) e Carlo Pisani (1867 - 1868), nel 1869 le redini del giornale passarono nelle mani di Ernesto Teodoro Moneta (1833 - 1918), futuro premio Nobel per la pace nel 1907, che impresse una linea schiettamente democratica e radicale, destinata ad accentuarsi a partire dalla metà degli anni Settanta.
Attorno al periodico, che nel volgere di breve tempo diventò il più letto a livello nazionale, gravitavano alcune figure di spicco del milieu intellettuale-democratico milanese, a cominciare da Carlo Romussi (1847-1913) che fu per molti anni capocronista prima di succedere a Moneta nella direzione.
La collaborazione di Romussi favorì l'avvicinamento all'attività del Consolato generale delle Società di mutuo soccorso, di cui Romussi era uno degli animatori.
Insieme a Lodovico Corio, Romussi era infatti tra i relatori delle conferenze organizzate dal Consolato nella sede di via Zebedia ed espressamente rivolte alle classi lavoratrici cittadine, che potevano ritrovarne i contenuti in dispense stampate e messe in vendita a prezzi popolari da Sonzogno.
Grazie al successo del giornale, nel 1874 Edoardo riuscì a rilevare il quotidiano "Gazzetta di Milano", che venne poi fuso con "Il Secolo" e a fondare, nello stesso anno, una propria casa editrice musicale, attraverso la quale scoprì e lanciò, tra gli altri, il talento di Pietro Mascagni (1863-1945), vincitore della seconda edizione del Concorso Sonzogno per opere nuove con Cavalleria rusticana (1890).
La riuscita delle iniziative imprenditoriali venne però funestata da una serie di eventi drammatici: a pochi mesi di distanza, Edoardo Sonzogno perse entrambi i genitori e il fratello minore, Raffaele, ucciso a Roma il 6 febbraio 1875 da un sicario assoldato da Giuseppe Luciani, che era stato alle sue dipendenze come redattore del giornale "La Capitale", amante di sua moglie e suo avversario politico.
L'impegno sociale
Malgrado ciò Edoardo continuò a tenere saldamente le redini dell'azienda di famiglia e ad incrementare il suo impegno sociale.
Sulle pagine del "Secolo" vennero così portate avanti importanti battaglie per il miglioramento delle condizioni dei ceti popolari, attraverso gli accorati articoli di Romussi sui temi dell'istruzione e dell'abitazione.
In particolare, l'emergenza abitativa aveva ormai raggiunto proporzioni drammatiche in rapporto allo sviluppo economico di Milano, che richiamava manodopera dalle campagne e contemporaneamente cercava di spingere i ceti popolari oltre i confini delle mura cittadine.
Alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla questione, concorse in maniera decisiva un altro dei collaboratori ed amici di Sonzogno, il progressista Lodovico Corio (1847 - 1911).
A lui si deve infatti una serrata propaganda in favore dell'istituzione di un asilo pubblico per senzatetto, sul modello di quello visto a Parigi in occasione dell'Esposizione Universale del 1878, visitata insieme a Cesare Correnti, al quale nel 1884 scriveva:
"Sanità e buon costume, ecco gli scopi a cui tende questa istituzione. Ospitalità gratuita per dar tempo ai disgraziati di trovarsi un'occupazione e, col guadagno fatto mercé questa, procurarsi un alloggio conveniente [...]. Questa [...] è beneficenza redentrice".
La nascita degli Asili Notturni
Il sogno di Corio poté concretizzarsi proprio grazie al legame con Edoardo Sonzogno che nel 1884, in occasione del decimo anniversario della scomparsa dei genitori, finanziò l'edificazione in via Sottocorno di due asili notturni dedicati alla memoria del padre e della madre, Lorenzo e Teresa.
I ricoveri milanesi furono progettati gratuitamente dall'ingegnere Luigi Mazzocchi (1842 - 1925), professionista coinvolto in alcuni tra i principali cantieri di edilizia popolare in città, come il quartiere operaio sito fuori Porta Vittoria tra le vie Sottocorno, Lincoln e Franklin, costruito tra il 1884 e il 1892 dalla Società Edificatrice di Abitazioni Operaje in Milano, sodalizio sorto in seno al Consolato generale delle Società di mutuo soccorso, che aveva già promosso un primo nucleo di venti case unifamiliari nella vicina via Conservatorio.
L'ubicazione degli Asili Notturni Sonzogno non deve dunque apparire casuale, ma piuttosto motivata dalla volontà di offrire un dignitoso riparo d'emergenza in prossimità del centro, in una zona degradata dove i più poveri si ammassavano in ripari di fortuna ma alla quale si stava cercando di dare una nuova connotazione residenziale.
I dormitori finanziati da Sonzogno che, rifacendosi esplicitamente al modello parigino, offrivano riparo da una a tre notti a persone sprovviste di alloggio, furono per anni l'unica realtà del genere presente in città.
Per propagandarne l'attività, vennero organizzate conferenze e pubblicati numerosi articoli su riviste e quotidiani, mentre il Collegio degli ingegneri ed architetti di Milano, pubblicò una scheda e i disegni dei due edifici nel volume Milano tecnica, che illustrava gli esiti dei più importanti cantieri milanesi dal 1859 al 1884. A sottolinearne la modernità anche da un punto di vista architettonico, i modelli in scala dei fabbricati vennero inoltre presentati nell'ambito della sezione Previdenza alle Esposizioni Riunite del 1894. Nella stessa occasione venne esibito anche il modello dell'asilo realizzato per volontà di Sonzogno sulla via Flaminia a Roma in ricordo del fratello Raffaele ed inaugurato il 6 febbraio 1887 alla presenza di Francesco Crispi. Anche in questo caso si trattava di un fabbricato moderno e funzionale, sempre progettato dall'ingegner Luigi Mazzocchi.
Il successo degli Asili Notturni Sonzogno fu immediato, non solo per l'importante afflusso di ospiti, ma anche perché sollecitò la realizzazione di altre iniziative di prima accoglienza, dai Ricoveri Notturni Gratuiti Giuseppe Levi (1903) al Dormitorio Popolare di via Pietro Colletta (1905).
Gli ultimi anni
Accanto all'attività editoriale e alle iniziative filantropiche, tra le quali si ricordano anche l'Albero di Natale e il Pane quotidiano, Sonzogno continuava nel frattempo a coltivare la sua passione per la musica, senza trascurare però l'aspetto imprenditoriale: per qualche tempo rilevò la gestione del Teatro di Santa Radegonda e poi quella della Scala, per acquistare in seguito il settecentesco teatro della Cannobiana, che fece abbattere e poi ricostruire, dando vita al Teatro Lirico Internazionale (1893).
Tuttavia, alla metà degli anni Novanta iniziarono a manifestarsi le avvisaglie delle prime difficoltà di carattere finanziario: "Il Secolo" subiva la concorrenza crescente del "Corriere della sera", tanto da costringere l'editore a venderlo dopo qualche anno all'ingegner Giuseppe Pontremoli (1909). Nel 1911 decise di vendere anche lo stabilimento tipografico, cedendo poi, due anni dopo, la casa Editrice al nipote Riccardo per ritirarsi definitivamente dagli affari.
Morì a Milano il 14 marzo 1920. Fu sepolto nell'edicola di famiglia, profondamente danneggiata nel secondo conflitto mondiale, progettata dagli architetti Carlo Maciachini e Giovanni Crescini e ornata da sculture che celebrano l'impegno culturale della casa editrice.
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