Antonia Pozzi
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Milano, 13 febbraio 1912 - Milano, 3 dicembre 1938
Attività
Scrittrice
La delicata e tormentata figura della poetessa Antonia Pozzi è stata oggetto di numerosi studi, pubblicazioni e, anche di opere cinematografiche, come il cine documentario "Poesia che mi guardi", della regista Marina Spada, presentato fuori concorso alla 66° Mostra del Cinema di Venezia del 2009. Più recentemente, in occasione del centenario della sua nascita, i lecchesi Sabrina Bonati e Marco Ongania hanno realizzato il documentario "Il cielo in me. Vita irrimediabile di una poetessa" e nel 2016 è uscito il film sulla sua vita intitolato "Antonia", di Ferdinando Cito Filomarino
Della "irrimediabile" vita di Antonia, vogliamo qui mettere in luce il suo impegno sociale e l'interesse per gli ultimi.
Nasce a Milano da una colta famiglia altoborghese, ma il suo luogo del cuore è Pasturo, ai piedi delle Grigne lecchesi, dove i genitori possiedono una villa. La montagna e la fotografia saranno le sue passioni più travolgenti. A Milano studia, prima al liceo Manzoni poi alla facoltà di lettere e filosofia della Statale, dove incontra prestigiosi maestri (si laureerà nel 1935 con il filosofo Antonio Banfi) e sinceri amici che diverranno in seguito figure eminenti della cultura italiana: Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio.
E' proprio Formaggio, che aveva trascorso la sua giovinezza negli alloggi popolari del Corvetto, a far conoscere ad Antonia Pozzi la realtà della Casa per gli sfrattati, realizzata nel 1930 dal Comune di Milano in via dei Cinquecento, per far fronte al problema dei senza casa. La poetessa frequenta regolarmente l'edificio di via dei Cinquecento, consegnando pacchi di viveri e indumenti, portando conforto nelle situazioni più difficili. L'ambiente che Antonia osserva è vividamente descritto nel suo diario: "Terrore dei corridoi: tutti identici, con le pareti di smalto lucido, ogni venti metri una latrina, e in mezzo file di portoni uguali con piccoli numeri di ferro smaltato come un albergo di infimo ordine. [...] Bambini: a centinaia, a migliaia, a frane, a nuvole. Ma strani bambini, che quasi non urlano. Hanno la pancia vuota e anche i loro giochi sono deboli".
Un ambiente desolato, di odori forti, che anche la delicatezza dei versi composti il 27 febbraio 1938, non riesce a nascondere:
Via dei Cinquecento
Pesano fra noi due
troppe parole non dette
e la fame non appagata,
gli urli dei bimbi non placati,
il petto delle mamme tisiche
e l’odore –
odor di cenci, d’escrementi, di morti –
serpeggiante per tetri corridoi
sono una siepe che geme nel vento
fra me e te.
Ma fuori,
due grandi lumi fermi sotto stelle nebbiose
dicono larghi sbocchi
ed acqua
che va alla campagna;
e ogni lama di luce, ogni chiesa
nera sul cielo, ogni passo
di povere scarpe sfasciate
porta per strade d’aria
religiosamente
me a te.
27 febbraio 1938
Il dramma esistenziale che consuma la giovane autrice, non può essere placato dalle sue attività; la montagna, lo studio, la fotografia, i viaggi, l'insegnamento agli studenti dell'Istituto Schiaparelli, l'impegno sociale, la musica, l'arte non riescono a sollevarla da una grave depressione che la porterà a togliersi la vita.
Antonia Pozzi muore a Milano il 3 ottobre 1938.
La attuale direzione della Casa dei via dei Cinquecento, completamente ristrutturata e trasformata in RSA Casa per Coniugi che ospita fino a 200 anziani non autosufficienti, ha in programma di installare una targa commemorativa in ricordo della poetessa.
Fonti:
Quattro. Giornale di informazione e cultura della zona 4, Anno XXIV, numero 214, marzo 2020.