Il riscatto di un piccolo delinquente (1916)

Scheda redatta da Claudio A. Colombo

Durante la Grande Guerra una piaga sociale che esplose a Milano furono le centinaia di ragazzi e ragazze sbandati che vivevano di elemosina o di espedienti, piccoli randagi che vivevano dormendo per le cascine e nei parchi, senza casa e senza morale. Unica legge i ferri del mestiere: scalpelli, grimaldelli e coltelli, con cui si approfittavano dei passanti e delle signore della Milano bene.

La ragazzaglia in città era una vera piaga sociale, se si considera che dal gennaio 1907 a tutto il 31 ottobre 1908 erano stati 35.023 gli adolescenti condannati! “Tanti sono in una città come la nostra i piccoli abbandonati che vivono randagi dormendo per le cascine e sui bastioni e al parco, donde s’imbrancano nelle combriccole criminose iniziandosi per tempo alla delinquenza. Non hanno casa, non hanno legge, non hanno morale” (così un articolo del Corriere della Sera del 3 febbraio 1921).

Frontespizio de "I miei ladruncoli" di Alessandrina Ravizza, 1907 (Archivio Storico Società Umanitaria)

Questa “marmaglia” non poteva passare inosservata ai dirigenti dell'Umanitaria che decisero di porvi rimedio, creando un organismo ad hoc: dato che per i ragazzi al di sotto dei 12 anni si provvedeva già con i Nidi, le Colonie scolastiche e le tante istituzioni di ricovero per la fanciullezza (dall’Istituto dei Derelitti all’Istituto Pedagogico Forense, dall’Associazione per la Fanciullezza Abbandonata all’Asilo Mariuccia), si decise di provvedere ai ragazzi al di sopra dei 12 anni, quelli che erano ancora senza lavoro e senza obbligo di istruzione: e così, nel 1916, sulla scia di quell'assistenza concreta di cui fu sempre promotrice Alessandrina Ravizza, sorse la "Casa di Lavoro dei piccoli” (nella pratica d’archivio è stata aggiunta, a matita blu, la parola “randagi”).

Per loro la Casa di Lavoro dei piccoli doveva diventare un ambiente sano ed istruttivo, seguendo le indicazioni che un grande maestro d’arte, Alessandro Mazzucotelli, indirizzava il 16 ottobre 1915 al Segretario Generale dell'Umanitaria, Augusto Osimo: “C’è da fare e non da studiare e da filosofare. Pensi alla preparazione che faremo, preparazione di giovani operai che devono prendere il posto della mano d’opera che la guerra va disperdendo. Fate un piccolo laboratorio per iniziare l’allievo alla conoscenza e all’uso degli attrezzi comuni a tutte le arti, che sono i primissimi gradini per arrivare dove l’animo dei ragazzi può essere chiamato dalla sua natura”.

Così, il 10 gennaio 1916, d’intesa con l’Ufficio III del Comitato Centrale di Assistenza per la Guerra (di cui era direttrice Linda Malnati), venne aperta la Casa di lavoro dei piccoli che continuò a tutto il giugno dello stesso anno in appositi locali vicini alla Casa di Lavoro (per la precisione all’angolo tra via Fanti e via Pace), sotto la fervida e amorosa sorveglianza di Ines Crippa, che già si occupava di assistere la fiumana di profughi di passaggio in città alla casa degli emigranti gestita dall'Umanitaria alle spalle della vecchia stazione centrale. Una grande aula di studio, una grande officina per fabbri, ebanisti, orafi, uno studio per la decorazione murale, plastica e disegno. La Casa dei Piccoli non era solo scuola-laboratorio, ma aveva anche una funzione di monitoraggio sociale, studiando le inclinazioni degli adolescenti per una professione o per un’altra.

L’esito della Casa di Lavoro per i piccoli fu davvero confortante, tanto che nel complesso furono più di 150 i ragazzi traviati che la frequentarono, dei quali il 70% fu ridato alla vita onesta del lavoro, proprio come segnalava un articolo de Il Secolo dell’8 agosto 1917: “la più parte di essa fu redenta. Nel periodo di ospitalità si allenarono ad un mestiere, alcuni passarono alla Scuola professionale, altri si occuparono”.

Giovane ladruncolo (Archivio Storico Società Umanitaria)

Tra tutti loro spicca la storia di un ragazzo, il piccolo delinquente fotografato con la sigaretta in bocca, la cui storia - vero modello di riscatto sociale - venne ricostruita dall’Avanti! dell’1 giugno 1923. “La fotografia è quella di un giovanetto, certo M. G., che è stato accolto dall’Umanitaria all’età di 12 anni, quattro dei quali già trascorsi in piena attività di servizio come borsaiuolo. Le sue condizioni fisiche e morali erano semplicemente ripugnanti! Affidato alle cure di una buona famiglia operaia, dette subito prova di intelligenza e di cuor generoso. Ha frequentato assiduamente la Casa di lavoro dei piccoli, distinguendosi nella condotta, nello studio e nel lavoro”.

 

Fonti:

I documenti citati sono conservati nell’Archivio Storico Umanitaria nella pratica 350/11 (sottofascia “Scuola di avviamento. Funzionamento e gestione”) e nella pratica 352/1-3 (sottofascia “Casa di Lavoro pei piccoli. Sua istituzione”).

Persone collegate

Alessandrina Ravizza
1846 - 22 gennaio 1915

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