Riccardo Bauer

Scheda redatta da Claudio A. Colombo

Milano, 6 gennaio 1896 - Milano, 15 ottobre 1982

Patriota democratico, attivo antifascista, educatore civile. Nato a Milano nel 1896 dal padre Francesco, di origine boema, e dalla madre Giuseppina Cairoli, dopo il diploma all’Istituto tecnico-commerciale “Carlo Cattaneo” di Milano, Riccardo Bauer partecipò alla guerra 1915-1918, dove fu ferito due volte, nel giugno 1916 e, più gravemente, sul Monte Tomba nel novembre del 1917, per cui fu decorato di due megaglie di bronzo, due croci di guerra e un encomio solenne. Alla fine del conflitto riprese gli studi universitari e si laureò all’Università Bocconi alla fine del 1920, e di lì a poco divenne segretario del Museo Sociale della Società Umanitaria, con il compito di riorganizzare e rivitalizzare quello che era stato un laboratorio sociologico creato allo scopo di studiare i fenomeni sociali inerenti al tema del lavoro (argomento che lo interesserà per tutta la vita).

La militanza nell’antifascismo

Da subito avversario del fascismo, e sostenitore delle idee di libertà e democrazia, fin dal 1922 collaborò con Piero Gobetti e l’anno dopo promosse a Milano il Gruppo di “Rivoluzione liberale”. Ma nel luglio del 1924 - già allontanato per motivi politici dall’Umanitaria, in via di fascistizzazione - Bauer diede vita, insieme a Ferruccio Parri, al quindicinale “Il Caffè” (con l’identico titolo del foglio settecentesco dei fratelli Verri), rivista che si proponeva esplicitamente in questi termini:

“l’opposizione più irreducibile contro quelle teorie e quella pratica di violenza, sopraffattrici della libertà di coscienza e del diritto politico, che hanno caratterizzato e caratterizzano il regime presente”.

La sua intransigenza al fascismo (sintetizzata nella formula del “non mollare”) lo portò a perseguire un’intensa attività cospirativa senza tregua: nel dicembre 1925, con Parri subì il primo pestaggio in occasione del funerale di Anna Kuliscioff, l’anno dopo, dopo le “leggi fascistissime”, con Parri, Carlo Rosselli, Sandro Pertini, Umberto Ceva, organizzò la fuga dall’Italia del leader socialista Filippo Turati: questa azione di palese sfida al regime gli costò l’arresto, con la prima condanna a due anni di confino, trascorsi in parte nell’isola di Ustica, dove conobbe Carlo Rosselli, in parte nell’isola di Lipari.

La prigionia ed il confino

Riccardo Bauer al confino di Ventotene nel 1941 (Fototeca Archivio Storico Umanitaria)

Tornato a Milano, insieme a Ernesto Rossi, Ferruccio Parri e altri più giovani (Umberto Ceva, Mario e Alberto Damiani, Vittorio Albasini Scrosati, Max Salvadorì) pose le basi del movimento di “Giustizia e Libertà” con l’obbiettivo di accentuare la lotta antifascista. Ma per il tradimento di un aderente (Carlo Del Re, una delle tante spie del regime) fu arrestato il 30 novembre del 1930, trasferito a Roma nel carcere di Regina Coeli e condannato nel maggio 1931 dal Tribunale Speciale a vent’anni di reclusione.

Gli anni di prigionia li trascorse per la maggior parte a Regina Coeli, in compagnia di Ernesto Rossi, e poi, dal 1939 al luglio del 1943, al confino nell’isola di Ventotene, dove trovò molti altri compagni di lotta: da Umberto Terracini a Sandro Pertini, da Altiero Spinelli a Eugenio Colorni, da Ernesto Rossi a Mauro Scoccimarro. 

Il periodo di confine Bauer lo utilizza per leggere e perfezionare i suoi studi, come si evince da una lettera alla famiglia del 3 marzo 1940.

“Avevo chiesto al Ministero di essere autorizzato a far l'abbonamento al Gabinetto di Lettura Vieusseux di Firenze: 120 lire annue... spesa però che m'è stata risparmiata chè il Ministero ha creduto opportuno risponder no alla mia domanda (nella lettera segue una frase cancellata dalla censura, n.d.a.)”.

La Resistenza e il Partito d’Azione

Tornato in libertà dopo il 25 luglio 1943, ai primi di settembre Bauer entrò nel comitato esecutivo centrale del Partito d’Azione con l’incarico di organizzare a Roma la segreteria di quel partito; dopo l’8 settembre divenne capo delle formazioni partigiane dello stesso partito e prese posto nel Comitato 2 (o Comitato aggiunto) creato all’interno del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). Ebbe l’incarico di predisporre come organizzare meglio le operazioni militari al nord in rapporto al movimento partigiano, tenendo i fili da Roma.

L’impeto dell’attività giornalistica

A partire dal dicembre del 1944 diede vita alla rivista quindicinale “Realtà politica”, che uscì fino al luglio del 1946, dove si raccoglievano le firme degli azionisti più autorevoli: da Ferruccio Parri a Ugo La Malfa, da Achille Battaglia a Oronzo Reale, da Manlio Rossi Doria a Bruno Visentini, oltre a Luigi Salvatorelli, Aldo Garosci, Guido Dorso, Mario Vinciguerra. Così scriveva Bauer nel primo numero della rivista:

“La crisi in cui l’Italia è stata precipitata dal fascismo è soprattutto crisi di disorientamento morale. L’aspetto veramente drammatico ed accorante di questo terribile ritorno su di un cammino di moderna civiltà è dato dall’isterilirsi, dallo svuotarsi della coscienza morale e politica di troppo gran parte del popolo nostro. Triste condizione la nostra che si manifesta nel diffuso affarismo, nella perdurante tendenza a preferire la via torta e sudicia dell’egoistico tornaconto a quella solare e sana, ma spesso faticosa, del vantaggio sociale. Il paese rinascerà soltanto se potrà riavere impiegati intelligenti e capaci d’iniziativa in luogo di passacarte stupidamente servili; educatori che dalla propria coscienza traggano il lievito formativo dell’intelligenza, non ipocriti chiosatori di auliche dottrine; soldati che servano lealmente la nazione, non un capo; cittadini, infine, che senza pose gladiatorie vivano la loro vita modesta ed utile retta dalla vigile coscienza di un dovere sociale da compiere”.

Ma le speranze di un rapido e genuino rinnovamento non riescono con il pur breve governo Parri; così Bauer decise di dimettersi sia dal Partito d’azione, sia dalla Consulta, dov’era in rappresentanza di quello stesso partito. Da allora Bauer lasciò la vita politica attiva, ma non si ritirò affatto in silenzio, divenendo negli anni un autorevole collaboratore di riviste politiche e culturali (da “Il Ponte” a “Mercurio”, dalla “Nuova Antologia” a “Critica sociale”).

Educazione e Democrazia: la rinascita della Società Umanitaria

Ritornato a Milano, fu il “rifondatore” della Società Umanitaria (sconquassata dalle distruzioni dei raid aerei del 1943-44), di cui fu Presidente fino al 1969, riportando la storica istituzione ai riconoscimenti ottenuti fin dai primi anni del secolo nel campo dell’assistenza, dell’educazione, del lavoro:

“si apriva una nuova fase della mia vita, non estranea all’azione politica, ma orientata verso problemi di ricostruzione civile, culturale e sociale, dei quali consideravo le difficoltà ma anche la fondamentale importanza”.

Così, dal 1945 al 1969, Bauer si operò per dare - in primis ai giovani - attraverso questo ente assistenziale ed educativo, accanto a una concreta preparazione per l’entrata nel mondo del lavoro, anche quella coscienza civile, indispensabile per rendere ogni cittadino partecipe di un’autentica “democrazia reale”. Anche dopo il forzato abbandono dell’Umanitaria, cui lo costrinsero certe frange estremistiche di contestatori, Bauer continuò la sua attività di educatore, di cui rimangono testimonianze nel “Breviario della democrazia” (1978), “Kermesse Italica” (1960), “Il dramma dei giovani” (1977) e in “ABC della democrazia” (1980). Significativa anche l’opera svolta come presidente sia della Società per la pace e la giustizia internazionale (fondata da Teodoro Moneta), sia della sezione italiana della Lidu (Lega internazionale per i diritti umani), sia della Pia Istituzione Casa di Cura di Berzonno, che legò al suo lascito testamentario (1982).

Un vero eroe del nostro tempo, di cui Giovanni Spadolini ha ricordato la figura esemplare:

“con la sua opera e le sue battaglie ha simboleggiato più di ogni altro la dimensione europea di Milano, attraverso la costante proiezione verso gli ideali di una democrazia moderna e riformabile”.
Riccado Bauer riceve il premio di educatore civile da Giovanni Spadolini e Carlo Tognoli, 1979 (Fototeca Archivio Storico Umanitaria)