Architettura Sociale a Milano nel ‘900 è un ciclo di conferenze proposto dall’ASP Golgi-Redaelli e dalle Raccolte Storiche del Comune di Milano di Palazzo Morando nell’ambito del progetto MilanoAttraverso.

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
Via Sant’Andrea, 6

Lunedì 11 novembre 2019, ore 18.00 – Stefano Andrea Poli
La metropolitana milanese. Dalle prime ipotesi alla linea 1 della MM

Lunedì 9 dicembre 2019, ore 18.00 – Maurizio Boriani
Il verde pubblico

Lunedì 3 febbraio 2020, ore 18.00 – Ornella Selvafolta
Dalle case operaie ai quartieri popolari

Lunedì 2 marzo 2020, ore 18.00 – Luca Basso Peressut
I musei
Rinviata a data da destinarsi

Lunedì 20 aprile 2020, ore 18.00 – Augusto Rossari
I bagni pubblici e le piscine

Lunedì 11 maggio  2020, ore 18.00 – Licia Anna Caspani
Gli impianti sportivi

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Ci si può chiedere perché organizzare un ciclo di conferenze sull’architettura sociale. Qualcuno potrebbe osservare che tutta l’architettura è arte eminentemente sociale in quanto si occupa di organizzare gli spazi per la vita degli uomini, in cui essi abitano, lavorano e passano il loro tempo libero.

Il campo dell’architettura risulta inoltre assai articolato includendo non solo i manufatti presenti sul territorio, ma anche lo stesso territorio antropizzato, cioè quello organizzato dall’uomo. Gran parte del territorio è oggi antropizzato con città, villaggi, coltivazioni ecc. e ne sono escluse solo le zone di alta montagna e quelle desertiche.

Quando si parla di architettura sociale in senso stretto si pensa invece ai servizi che sono lo scheletro portante della città e del territorio: dai mezzi di trasporto, alle scuole, agli ospedali, alle biblioteche, ai musei, … lasciando da parte gli edifici destinati alla residenza (salvo quella economica e popolare), e quelli destinati all’industria e al commercio.

Riguardo al ruolo del progettista vale forse la pena di accennare a una questione che con l’argomento dell’architettura sociale è strettamente legata. Si tratta di quella che Giancarlo De Carlo ha definito una progettazione partecipata, ponendo l’accento sulla necessità di un coinvolgimento di tutti gli interessati, in particolare gli utenti, al processo di definizione e di realizzazione dei manufatti per un loro esito più soddisfacente. Un’architettura che diventa quindi prodotto collettivo, dove l’architetto, lasciato da parte il suo ego di artista, si pone al servizio della comunità e della società. Come scrive De Carlo “l’architettura … sia sempre meno la rappresentazione di chi la progetta e sempre di più la rappresentazione di chi la usa” (G. De Carlo, L’architettura della partecipazione, 1973 oggi nel volume omonimo 2013). Affermazioni che se hanno valore per tutta l’architettura a maggior ragione l’hanno nel settore dei servizi sociali.

Quest’ultimo è vastissimo e potrebbe essere oggetto di un lungo e articolato discorso e di interi corsi universitari. Nel nostro caso ci si è limitati a scegliere alcuni esempi, tutti riferiti a Milano, che sono sembrati significativi: la Metropolitana Milanese – che nel progetto della linea 1 di Franco Albini e Franca Helg e poi negli sviluppi successivi, assume il valore di un elemento esteticamente, oltre che funzionalmente, qualificante a scala urbana – sarà il primo argomento del ciclo di conferenze. Seguiranno interventi sul verde pubblico, l’edilizia economica e popolare, i musei, i bagni pubblici e le piscine, gli impianti sportivi. In tutti i casi si cercherà di inquadrare gli argomenti trattati a livello urbano valutandone l’impatto all’interno del loro periodo di appartenenza.