In occasione della ricorrenza del 25 aprile 2020, a 75 anni dalla Liberazione, vogliamo ricordare con alcune schede le importantissime figure di Ezio Vigorelli e dei suoi figli, Bruno e Adolfo, partigiani in Val d’Ossola e caduti nel giugno ’44 durante i rastrellamenti nazifascisti.

Francobollo dedicato a Bruno e Adolfo “Fofi” Vigorelli

Ezio dopo l’avvento del fascismo mantenne stretti rapporti con i gruppi antifascisti di ex combattenti di “Italia Libera”. Divenuto bersaglio di ripetute aggressioni squadristiche, Vigorelli venne sottoposto a vigilanza speciale e per due volte subì la reclusione nel carcere di San Vittore. La situazione si fece ancor più difficile per lui dopo l’8 settembre 1943 e la nascita della Repubblica sociale, quando, per sottrarsi all’arresto e alla deportazione, riparò in Svizzera con la famiglia. I primi a rientrare in Italia furono i suoi figli Bruno e Adolfo, che si unirono ai partigiani nella lotta di liberazione in Val d’Ossola, dove entrambi persero la vita durante un rastrellamento nazista, nel giugno 1944, a due giorni di distanza uno dall’altro: Bruno aveva 23 anni, Adolfo 22.

Alcuni mesi dopo i figli, anche Ezio Vigorelli fece ritorno in Italia: era il settembre del 1944, quando, costituitasi la Repubblica partigiana dell’Ossola, Vigorelli entrò a far parte del governo provvisorio, in qualità di responsabile della giustizia.

Al termine del conflitto il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – CLNAI nominò Antonio Greppi sindaco di Milano e lui e la sua giunta affidarono a Ezio Vigorelli la guida dell’Ente Comunale di Assistenza della città, prima come commissario straordinario e, dal 1946, come presidente, carica che Vigorelli mantenne fino al 1957.