Pioniera nell’assistenza sociale, è tra le più autorevoli voci di primo Novecento ad argomentare la necessità di sostituire l’assistenza pubblica alla beneficenza privata e a sperimentarla in pratica. Di famiglia benestante, dedica la sua vita all’emancipazione delle donne lavoratrici, operaie e a domicilio, operando sia sul piano del diritto con la formulazione di proposte ai legislatori, che su quello formativo e dell’organizzazione dei servizi di supporto.
È tra le firmatarie del manifesto programmatico dell’Unione femminile del 1899, poi tra le sue più appassionate ed impegnate attiviste. Dovrà allontanarsene con le leggi razziali del 1939, in quanto ebrea.
Finanzia ed organizza l’Asilo Mariuccia (1902), per il recupero di bambine e donne avviate alla prostituzione. Insieme ad Ersilia Bronzini Majno supporta le piscinine, piccole lavoranti di sartoria, durante lo storico sciopero del 1902.
Una categoria di lavoratrici cui si dedica in modo particolare sono le domestiche, tra le quali è forte la componente migratoria. Pensate per loro sono due strutture allestite nella sede dell’Unione femminile e gestite in consorzio con la Società Umanitaria: l’Ufficio di collocamento e la Pensione-dormitorio, a cui Nina Rignano Sullam dà un contributo fondamentale.