Un progetto destinato a salvare molte vite

Il giorno 23 dicembre del 1919, alle ore 7:20 circa,  partì da Milano, in direzione Vienna,  un treno carico di risorse alimentari, munito di cucina da campo, con a bordo medici e infermieri, con lo scopo di trasferire nella città lombarda bambini viennesi per salvarli dalle condizioni disperate in cui versava la capitale austriaca. Il progetto di fraternità e accoglienza fu promosso dal comune di Milano retto dal sindaco Emilio Caldara, al cui fianco si schierarono altri organi politici cittadini delle altre regioni della Penisola, in accordo con il Borgomastro di Vienna. Il progetto si articolò in tre spedizioni, tra il 23 dicembre 1919 e il 14 gennaio 1920. Sul primo treno salirono 443 ragazzi, di cui 281 maschi e 162 femmine, tutti tra i 6 e 12 anni; di questi ne vennero scartati cinque affetti da morbillo e tonsillite, uno da congiuntivite e uno da tignatricofitosi. Una volta arrivati a Milano, il 28 dicembre 1919, i convogli proseguirono diretti in Riviera Ligure, dove i piccoli viennesi trovarono alloggio presso diverse colonie climatiche; furono accolti a Porto Maurizio dalle Colonie Balneari Permanenti del comune di Milano, a Pietra Ligure dal Comitato Colonie Balneari, a Loano dalle Colonie del comune di Busto Arsizio, a Spotorno dalla Colonia Climatica del Pio Istituto Santa Corona. Nelle colonie poterono godere di cure elioterapiche e di una sana alimentazione.

Emilio Caldara
Il sindaco Emilio Caldara (Archivio Storico Società Umanitaria)

La seconda spedizione: il progetto si allarga in tutta Italia

La seconda spedizione umanitaria iniziò in data 3 gennaio 1920. A bordo dei convogli misero piede 896 bambini, che vennero poi smistati nei comuni di Milano, grazie al lavoro degli assessori Cesare Marangoni e Gino Boriosi, di Legnano, Sesto San Giovanni, Codogno, Busto Arsizio, Cremona, Alessandria, Novara, Genova, Sestri Ponente e Bologna.

A differenza della prima spedizione, i bambini, che erano stati selezionati dalle associazioni benefiche locali Kinderfreund, furono visitati dai medici italiani presso le loro abitazioni, in particolare nei quartieri operai.

La terza spedizione: la fine di un’opera benefica

Il 14 gennaio 1920 partì la terza ed ultima spedizione, la quale giunse a Vienna il 16 gennaio, per, poi, ripartire per l’Italia il giorno 21 gennaio. Capofila del progetto rimaneva il comune di Milano, supportato da comuni e associazioni, tra cui la Congregazione di Carità con l’Istituto derelitti, la Casa Tranvieri, la Casa dei Ferrovieri e l’Orfanotrofio Evangelico.

I medici milanesi incaricati effettuarono i controlli di rito nelle scuole viennesi e scelsero i bambini che versavano nelle più gravi condizioni di malnutrizione. In una conferenza stampa davanti ai giornalisti austriaci, Caldara chiarì  procedure e intento con cui si volevano ospitare i ragazzi.

Cartolina pro bambini viennesi

Il ritorno dei ragazzi a Vienna

Il 21 maggio 1920, dopo il soggiorno concesso dal comune di Milano, 2224 bambini fecero ritorno a Vienna. Quattro piccoli erano purtroppo morti durante il soggiorno in territorio italiano, altri quattro erano stati ritirati dalle famiglie nel corso del mese di marzo, sei rimasero presso alcune famiglie a Milano e Fontanellato e, infine, sette vennero trattenuti a Torino perché indisposti. Il sindaco Caldara, vero promotore di quest’opera benefica, inviò un caloroso ringraziamento alla popolazione viennese per l’occasione concessagli di contribuire all’elevazione dell’umanità e gli ideali della fratellanza. Al contempo le madri viennesi espressero la loro più totale riconoscenza nei confronti del progetto milanese.

I BAMBINI VIENNESI

Progetto di alternanza scuola/lavoro:
Classe 3B del Liceo classico “S. Quasimodo” di Magenta – a.s. 2017-2018
Introduzione
Accoglienza presso l’Istituto Derelitti
Colonia di Oleggio e Laura Del Soldato
Società Umanitaria
Vicende private dei bambini