L’Archivio di Stato di Milano è preposto per legge alla conservazione delle carte, rilevanti a fini storici e giuridici, prodotte dagli uffici statali delle provincie di Milano, Lodi e Monza Brianza e dalle magistrature che si sono succedute a Milano, dall’epoca dei Longobardi fino ai giorni nostri, attraverso i Visconti, gli Sforza, gli Asburgo di Spagna e quelli d’Austria, Napoleone, la Restaurazione e il Risorgimento, l’Unità, il periodo postunitario, le due guerre mondiali, il fascismo, la Resistenza, il dopoguerra e la nascita della Repubblica, fino ai documenti più recenti riguardanti lo stragismo e il terrorismo dell’ultimo trentennio del ‘900.

Il patrimonio di documenti, conservato nel palazzo nato ai primi del ‘600 come Collegio Elvetico, occupa circa 45 km lineari di scaffali, per un totale di oltre 180.000 “pezzi” (fascicoli, volumi, rotoli, registri, mappe), fra cui 150.000 pergamente, pressoché tutti consultabili. Dopo varie destinazioni d’uso da parte di uffici dello Stato, fra cui quella per il Senato del Regno d’Italia napoleonico (1809-1814), organo da cui prese il nome con il quale ancor oggi è più noto, l’edificio è diventato, dal 1886, la sede esclusiva dell’Archivio di Stato di Milano.

L’Istituto aderisce con molto piacere all’importante progetto MilanoAttraverso, indetto dall’Archivio ASP Golgi-Redaelli. In primo luogo, perché la collaborazione fra istituti di conservazione del patrimonio documentario del passato contribuisce alla memoria storica non solo milanese. Ed inoltre, perché la documentazione ottocentesca e novecentesca, conservata nei fondi Questura e Prefettura, rimanda ai processi di immigrazione ed accoglienza, rilevanti testimonianza dei complessi fenomeni di trasformazione, sociale e territoriale, verificatisi nella società milanese fra i due menzionati secoli.


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