«Le figure più notevoli della intellettualità femminile restano le filantrope»: così nel 1910 scriveva la scrittrice Sibilla Aleramo, alias Rina Faccio, socia attiva della sezione romana dell’Unione femminile, riferendosi alle donne che avevano creato associazioni con l’intento di offrire strutture educative e di assistenza per dare alle proletarie o a donne della piccola e media borghesia gli strumenti teorico-pratici necessari per la richiesta di diritti civili e politici. In questo senso filantropia e politica coincidono.

Una di queste associazioni è l’Unione femminile, fondata nel 1899 per dare una svolta al movimento politico delle donne e creare da subito le condizioni di una concreta emancipazione. L’Unione incontra così i bisogni e le richieste della folla di immigrati/e in cerca di lavoro a Milano, crocevia dello sviluppo economico italiano. L’archivio storico dell’Unione femminile nazionale, insieme alla sua Casa, offre documentazione per sondare le origini di un modello di assistenza sociale pubblica, garantita, e capace di fornire strumenti di autonomia individuale.


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